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Novanta dipendenti «sbancano» Stipendi gonfiati ma stessi compiti

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.Non hanno l'inquadramento da dirigenti ma, grazie a una leggina approvata nell'aprile 2009, è come se lo fossero. Benché non abbiano vinto concorsi: hanno conquistato i gradi sul campo, spesso in altri uffici o dopo essere stati «comandati», cioè trasferiti, alla Regione. Sono i «perequati». A cui è riconosciuto uno stipendio dai 50 mila euro in su all'anno. Eppure, visto che nella pianta organica della Regione non ci sono ruoli per tutti, tanti continuano a svolgere le loro mansioni di funzionari direttivi mettendosi in tasca, però, almeno diecimila euro in più. I bilanci parlano chiaro: dal 1999 al 2003 si è passati da una spesa per i dirigenti di poco più di 17 milioni di euro a oltre 40 milioni. Il Tar, a cui si erano rivolti i sindacati contro la perequazione, l'11 aprile 2008 ha rilevato l'incompetenza dell'allora Giunta di centrodestra a promuovere i funzionari contando sulla norma del '96, quella, appunto, sulla perequazione. Ora è la Corte costituzionale a dire l'ultima parola: la legge del 2009 è incostituzionale. La Consulta ha ritenuto fondate le censure mosse con riferimento al principio del concorso pubblico che non sarebbe stato previsto nel caso specifico. Secondo la Suprema corte, con la legge regionale contestata, alcune categorie di dipendenti, già inquadrati secondo le qualifiche avute nell'Ente di provenienza e quelle proprie dell'ordinamento regionale «hanno ottenuto - si legge nella sentenza - una revisione di tale inquadramento, sulla base di un criterio più favorevole, fondato sui titoli posseduti ad una certa data e, in particolare, sull'anzianità di servizio». E questo «ha prodotto una situazione di "sperequazione" rispetto ai dipendenti che non hanno potuto beneficiare di tale più favorevole criterio di inquadramento». Secondo i giudici, il concorso pubblico per il reclutamento nelle amministrazioni è necessario «non soltanto nelle ipotesi di assunzione di soggetti precedentemente estranei alle pubbliche amministrazioni», ma anche «nei casi di nuovo inquadramento di dipendenti già in servizio». Non solo: i giudici hanno anche precisato che il legislatore può introdurre deroghe ma «solo quando funzionali alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione e ove ricorrano peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarle». Nel caso specifico, «tali esigenze non ricorrono». Si chiude dunque una storia che va avanti dal 1996, quando l'allora amministrazione Badaloni creò la perequazione. Una norma che, usata in modo eccessivo e scorretto, ha permesso nella legislatura successiva, guidata da Storace, di far diventare dirigenti 480 dipendenti regionali. Ma il tema è sempre stato bipartisan, tanto che nella passata amministrazione la legge è stata approvata con i voti di maggioranza e opposizione.

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