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In aula è noia tra i senatori

Il ministro Calderoli legge il giornale durante la discussione in Senato sulla legge sulle intercettazioni

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Si è appellato alla mediazione, ha voluto a tutti i costi che sul tema delle intercettazioni ci fosse il massimo del dibattito e così, alla fine, ha fatto. Ha aspettato che la discussione in Senato prendesse avvio, ha sondato il clima per capire fino a che punto sarebbe arrivato il contrasto tra maggioranza e opposizione e solo in serata, il presidente di Palazzo Madama ha sciolto la riserva e ha rispedito alla commisione Giustizia il testo del disegno di legge sulle intercettazioni. Schifani aveva promesso che appena conclusa la discussione sulle pregiudiziali di incostituzionalità del testo avrebbe detto la sua, ma nessuno in fondo nell'emiciclo del Senato credeva in un simile epilogo. Nessuno veramente credeva che il presidente avrebbe rinviato il tutto in commissione, tantomeno poteva farlo l'opposizione che, ascoltando gli interventi dei capigruppo di Lega e Pdl, Federico Bricolo e Maurizio Gasparri, aveva capito che la linea della maggioranza era quella di proseguire i lavori fino al voto dell'aula. Ma così non è stato e i piani di entrambe le coalizioni sono saltati. Quelli che, forse, sono rimasti maggiormente spiazzati dalla decisione di Schifani sono stati, però, i senatori dell'Italia dei Valori. Già dal loro primo ingresso in aula si era capito che erano pronti a dare spettacolo. La prima avvisaglia c'è stata quando è arrivato il capogruppo Felice Belisario. Immediatamente il suo sguardo è andato dritto alla loggia riservata alla stampa per assicurarsi la presenza dei giornalisti e quel sorriso compiaciuto è valso più di mille parole. Subito dopo è stato il momento di due modelli d'eccezione: Stefano Pedica e Giuliana Carlino. Entrambi ben disponibili a mettersi in posa verso i fotografi che immortalassero le scritte sulle loro magliette («No alla legge bavaglio» per il primo e «Basta leggi porcata» per la seconda). E come se non fosse ancora sufficiente, proprio mentre i vari colleghi della minoranza si contendevano il microfono per argomentare la loro convinzione di incostituzionalità sul disegno di legge, i dipietristi che facevano? Si passavano un blocchetto di post-it con la scritta «No bavaglio no cricca» appoggiandoli, in un primo momento, sul banchetto davanti a loro e, poi, puntandoli sul bavero della giacca. E tutti gli altri che facevano? Qualcuno, ma pochi, certamente cercava di ascoltare le parole del relatore di turno, ma la maggior parte dei senatori si faceva gli affari propri. C'era chi navigava in internet (molti erano su Facebook), chi passava da poltrona a poltrona per chiacchierare con questo o quell'altro collega, chi, come la senatrice del Pd Albertina Solidani, non riusciva a darsi pace per aver perso la vite della stanghetta degli occhiali e continuava a cercarla sulla moquette rossa del pavimento, chi chiacchierava al cellulare e chi, addirittura, leggeva il giornale come la senatrice Democratica Colomba Manginello che, dopo essersi fatta portare in una busta dal commesso il settimanale Panorama si è data alla ricerca di un articolo. Ma quale sarà stato il motivo di una ricerca così affannosa da condividere con il compagno di scranno? Un articolo intitolato Va dove ti porta il calcolo (politico) con una foto dell'Idv Pedica. Un pezzo in cui vengono elogiate le capacità trasformiste del senatore ex Democristiano, ex dalemiano, ex cossighiano e oggi dipietrista. Insomma meglio sparlare dei colleghi che occuparsi di intercettazioni.   Nemmeno il rientro di Schifani in aula, costretto ad abbandonarla per andare a replicare alle affermazioni di Fini, era riuscito a riportare un po' di ordine tanto che lo stesso presidente è stato costretto a richiamare i colleghi affinché mantenessero maggiore compostezza nell'emiciclo. Solo la curiosità di sapere il verdetto sul rimando o meno in commissione del testo è riuscito ad attirare l'attenzione dei senatori. Schifani prendeva la parola, in aula calava il silenzio e anche il voto contrario della maggioranza sulle pregiudiziali di costituzionalità diventava un lontano ricordo: «Da presidente del Senato ritengo che un ulteriore approfondimento in Commissione su alcuni temi possa costituire un elemento utile per cercare una mediazione». E allora? La maggioranza iniziava ad abbandonare gli scranni, il Pd, consapevole di aver vinto una battaglia ma non la guerra, si stava ammutolendo e l'Idv è costretta non solo a riporre i post-it ma anche a rinunciare all'ultimo show: sventolare un foglio bianco che riproduceva la ruota dentata simbolo della Repubblica alla quale erano state messe le cuffie con la scritta: «Omertà di Stato». E invece no. Questa volta lo Stato ha parlato.  

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