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La Lega vuole arraffare tutto

La manifestazione della Lega

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Così fan tutti. Direte. E in effetti non è poi una gran notizia sapere che deputati e senatori considerino lo Stato come una banca da cui «prelevare» soldi per soddisfare i desideri di chi li vota. E costruire consenso elettorale. Un metodo, diranno i custodi della moralità nazionale, da Prima Repubblica. Comportamenti da «democristiani» (con evidente accezione negativa del termine) che la Lega ha sempre combattuto. Come dimenticare, infatti, le manifestazioni di piazza contro «Roma ladrona»? Oggi, finalmente, capiamo cosa c'era dietro. Il problema non era l'uso dissennato delle risorse provenienti dal Nord. Il problema era che la Lega voleva mettere le mani su quei soldi per «sprecarli» a suo piacimento. Basta scorrere rapidamente l'elenco di proposte di legge presentate in Parlamento dagli uomini del Carroccio in questi due anni. Testi che, forse, non arriveranno mai in Aula e non saranno mai approvati, ma che danno l'esatta dimensione delle priorità dei leghisti. Così, al fianco delle battaglie storiche per la tutela dei dialetti, per la sicurezza, per la difesa delle radici cristiane dell'Europa, per le riforme costituzionali, ecco spuntare quelle che la cultura popolare definisce senza mezzi termini «marchette». Partiamo da Palazzo Madama. A farla da padrone sono soprattutto le zone franche, cioè quelle in cui è possibile godere di alcuni benefici tributari. Normalmente si tratta di aree depresse, ma il senatore Paolo Franco ha pensato di estendere il trattamento di favore anche ai «comuni confinanti con le Regioni a statuto speciale» e «le province di Trento e Bolzano». C'entra forse qualcosa il fatto che Franco viva nella provincia di Vicenza confinante con quella di Trento? La spiegazione, forse, è più banale. Il senatore ha infatti presentato un'altra proposta per istituire una casa da gioco ad Asiago (Vi). Casa da gioco, agevolazioni fiscali. Un paradiso. Zona franca per il suo comune chiede anche Angela Maraventano, senatrice leghista e vicesindaco di Lampedusa-Linosa. Mentre per Enrico Montani, residente a Verbania, la provincia di Verbano-Cusio-Ossola (162mila abitanti) non solo non deve essere cancellata, ma deve diventare provincia autonoma. Stesso discorso per Piergiorgio Stiffoni, residente, però, in provincia di Treviso (879.408 abitanti). E già che ci siamo perché non costruire un monumento commemorativo delle vittime degli infortuni nella stessa città? Tanto i soldi li mette lo Stato. Più creativi gli uomini del Carroccio alla Camera. Qui, infatti, le proposte di legge scendono nel dettaglio. Si va dall'istituzione di una sezione distaccata del Tar della Lombardia a Bergamo (città d'origine della proponente Carolina Lussana), al restauro e valorizzazione della Rocca di Canossa, territorio ricadente sotto la giurisdizione dell'emiliano Angelo Alessandri. Massimo Bitonci è più scaltro. Vive a Padova, città con cinta muraria, e che fa? Presenta una proposta per «la tutela delle città murate e dei centri fortificati». Poi, non contento, replica con un testo ad hoc per «il recupero e la valorizzazione» delle mura castellane di Cittadella (Pd). E se il camuno Davide Caparini chiede l'istituzione della provincia di Val Camonica con successivo intervento a sostegno dei «limoneti del Garda», il piemontese Roberto Cota vorrebbe l'istituzione della Corte d'appello nella «sua» Novara. Mentre il blognese Gianluca Pini la vorrebbe a Forlì, magari assieme all'università degli studi della Romagna che, sempre stando alle sue proposte, dovrebbe diventare una Regiona autonoma dall'Emilia. Particolarmente attivo il monzese Paolo Grimoldi che, nell'ordine, chiede: istituzione della Corte d'appello di Monza; istituzione del museo storico dei motori e della locomozione (presso l'autodromo di Monza ndr); il recupero e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e artistico della provincia di Monza e Brianza; l'aumento del contributo in favore della biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» di Monza (ma si tratta di un istituto di rilevanza nazionale ndr) e, dulcis in fundo, 3 milioni di eruo per istituire, a Monza, il museo delle carrozze storiche lombarde. Altro che Padania, l'Italia finisce in Brianza.

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