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Intercettazioni: la versione soft del Pdl

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

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La maggioranza corregge la rotta sulle intercettazioni. Ieri il Pdl ha presentato undici emendamenti al decreto Alfano (pubblicati sul sito del Pdl al Senato), firmati - tra gli altri - da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. La prima proposta di modifica prevede «la pubblicazione per riassunto» degli atti di indagine, così come chiesto dai finiani e già accordato dal ministro Alfano nei giorni scorsi. Ritoccata, come da previsione, anche la parte relativa alle sanzioni per gli editori che pubblicheranno gli atti giudiziari prima dell'udienza preliminare. Le quote da pagare andranno dalle «100 alle 200» e non - come prevedeva il testo licenziato dalla Camera - «dalle 250 alle 300». In concreto gli editori che decideranno di pubblicare atti non ancora pubblicabili rischieranno dai 25.800 euro ai 309.800 euro di multa. Altre proposte di modifica sottoscritte da Pdl e Lega sembrano dare ascolto alle proteste degli ultimi giorni: non ci saranno limiti di tempo per intercettare i latitanti. Sarà consentito l'uso delle registrazioni, effettuate senza il consenso degli interessati, da parte di tutti i giornalisti sia professionisti sia pubblicisti. Sarà possibile pubblicare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, dopo che la persona sottoposta alle indagini abbia avuto conoscenza dell'ordinanza del giudice. Rimane invece «vietata la pubblicazione, anche parziale, per riassunto o nel contenuto» delle intercettazioni - anche se non più coperte da segreto - fino alla conclusione delle indagini preliminari. Stessa forma di divieto per gli ascolti di cui sia stata ordinata la distruzione o che riguardino «fatti, circostanze e personeestranee alle indagini», e per le ordinanze - e le relative richieste - emesse in misura di custodia cautelare. Il documento presentato ieri prevede poi che venga estesa la norma transitoria del provvedimento: alcune norme presenti nel ddl intercettazioni si applicheranno anche ai procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge. Sarà così, ad esempio, per l'obbligo di astensione del pm, la sua sostituzione nel caso in cui risulti iscritto nel registro degli indagati per violazione delle norme sulla diffusione degli atti di indagine, tutta la nuova procedura per ottenere l'autorizzazione ad intercettare - «gravi indizi di reato» compresi - il divieto di intercettare i difensori anche su utenze di terze persone, il divieto assoluto di pubblicare intercettazioni che non siano state acquisite nel procedimento. Soppresso poi un intero comma del decreto (il decimo), quello che riguardava la disciplina sulle riprese visive. Ora si parlerà solo di «intercettazioni di immagini mediante riprese visive» e le riprese visive vere e proprie - ha spiegato il relatore del ddl Roberto Centaro - diventeranno oggetto di una normativa ad hoc». «È certamente da accogliere positivamente buona parte degli emendamenti del gruppo del Pdl» ha commentato Italo Bocchino, dopo aver appreso delle modifiche presentate. «Vanno incontro alle richieste che erano state avanzate all'interno del partito in particolare da Generazione Italia», ha aggiunto. Insoddisfatto, invece, il capogruppo dell'Idv in commissione Giustizia al Senato, Luigi Li Gotti, secondo il quale anche emendato «il ddl sulle intercettazioni rimane un provvedimento inaccettabile, perché non è stato fatto nemmeno un passo avanti su alcuni punti centrali». Il riferimento è alle intercettazioni ambientali. Per richiederle sono ancora necessari fondati motivi di ritenere che in quel momento sia in atto un fatto criminoso. «È una clausola assurda - ha aggiunto Li Gotti - perché qualora si debba indagare su un fatto già avvenuto non si potranno fare le intercettazioni se la persona in questione non stia commettendo un altro reato». La discussione in Aula inizierà lunedì. L'Idv ha annunciato 110 emendamenti. Il Pd circa 160. La strada è ancora lunga.

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