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E gli statali adesso corrono in pensione

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Corsa contro il tempo per evitare la "stretta" della Manovra economica: in queste ore molti dipendenti pubblici, ma soprattutto alti dirigenti, stanno presentando la domanda per andare in pensione nella speranza di poter riuscire a vedere accolta la domanda prima prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge contenente gli interventi del governo. A preoccupare, in particolare, la rateizzazione fino a tre anni della liquidazione. Così è "boom" di richieste per lasciare il lavoro: al ministero della Pubblica Istruzione in poche ore ne sarebbero arrivate sette in più, mentre al ministero dell'Economia tra ieri e questa mattina sarebbero pervenute dieci domande. Ma l'impennata si registra negli enti pubblici non economici: all'Inps si sarebbe superata quota mille, all'Inail sarebbero più di 200 solo tra i dipendenti, sei tra i direttori generali, e richieste sarebbero state presentate anche tra i dirigenti di seconda fascia; all'Inpdap (proprio l'ente di previdenza dei dipendenti pubblici) siamo a circa una settantina. Moltissime domande anche tra professori universitari e magistrati. «C'è grande fibrillazione», conferma il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. In ambienti ministeriali, si fa notare che se si proiettano questi numeri sul totale delle pubbliche amministrazioni si avranno alla fine dieci mila domande inattese: dunque, 10 mila liquidazioni in più da pagare. D'altronde è lo stesso vicepresidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Giuliano Cazzola, esperto di previdenza, a sottolineare il rischio di un picco di spesa quest'anno per pagare le buonuscite. «Se non ha messo in conto tra i risparmi indiretti l'esodo sostenuto dei dipendenti - afferma - il governo si troverà nel 2010 ad avere un picco di spesa per far fronte al tfr». A questo punto, sottolinea, «o fanno buon viso a cattivo gioco o avrebbero fatto bene a mettere nel 2010 delle norme che intervenivano sulle finestre». Il coordinatore settori pubblici della Cgil, Michele Gentile, conferma come «l'insieme delle misure inaccettabili sulle liquidazioni e le nuove finestre stia determinando la corsa verso la pensione. Nel 2010, quindi, l'effetto potrebbe non essere quello previsto. L'unico settore che rischia di essere penalizzato senza poter trovare soluzione - osserva - è la scuola che ha una sola finestra, quella di settembre, per la quale le domande si presentano a gennaio». Per il segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta, il fenomeno «può diventare allarmante: può produrre anche un danno per la pubblica amministrazione. Se la fuga infatti divenisse consistente, le posizioni lasciate libere non sempre potrebbero essere ricoperte da un riposizionamento dell'assetto organizzativo». I dirigenti della Cida e della Confedir che il 24 giugno si riuniranno in un teatro romano e successivamente andranno a protestare davanti il Parlamento, mettono in guardia anche dal rischio di «un grande spoil system». «È una pratica abnorme e scorretta che il Consiglio dei ministri approvi un decreto e poi le singole norme continuino ad essere "cucinate" nelle segrete stanze ministeriali - polemizza il vicepresidente della Cida Funzione Pubblica, Antonio Zucaro -. Escono poi queste norme che gli stessi ministri non hanno modo di valutare: un modo di legiferare che presenta un'anomalia grave. Le norme che regolano il funzionamento della Repubblica sono affidate alle mediazioni di capi di gabinetto e portaborse. Non diciamo "no" ai tagli, abbiamo proposte alternative».

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