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Troppi decreti legge stravolti Il Capo dello Stato: non firmo più

Giorgio Napolitano

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Il Governo non deve tirare la corda nell'uso dei decreti legge. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il «decreto incentivi» ma ha espresso le sue riserve sull'uso distorto della legislazione d'urgenza che rischia di svuotare l'istituto delle funzioni che gli sono attribuite dalla Costituzione. Napolitano si è rivolto ai Presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio con una lettera aperta che accompagnava il testo della legge promulgata nella mattinata di ieri. Nelle righe del testo il Capo dello Stato ha detto di aver voluto convertire in legge il decreto, tenuto conto dell'importanza e dell'«indubbia utilità» di molti dei provvedimenti in esso previsti, come le norme che mirano a contrastare l'evasione fiscale e quelle che servono a trovare nuove risorse finanziarie per i prossimi interventi di bilancio. Disposizioni che rischiavano di diventare inefficaci insieme al resto del decreto se si considera l'avvicinarsi dei termini di scadenza fissati dalla Costituzione. Napolitano però ha espresso dubbi su altre parti della legge, modificata «anche mediante l'inserimento di numerose disposizioni estranee ai contenuti del decreto e tra loro eterogenee». Napolitano ha fatto esplicito riferimento al maxi-emendamento con il quale le singole proposte sono state inserite nel testo di legge e che hanno avuto il via libera con un voto di fiducia chiesto dal Governo. Con queste procedure, ha sottolineato, si rischia una «pesante compressione del ruolo del Parlamento» e si incide negativamente sulla qualità della legislazione, soprattutto quando i provvedimenti inseriti sono privi dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza richieste dalla Costituzione. L'opposizione ha fatto sentire la sua voce a sostegno della posizione del Presidente della Repubblica. «Quante ammonizioni dovrà impartire Napolitano prima che governo e maggioranza capiscano che l'abuso di fiducie e decreti rende inutile i ruolo del Parlamento?», ha chiesto polemicamente il presidente dei senatori Udc Gianpiero D'Alia, mentre il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani ha detto che il problema sollevato dal presidente è «assolutamente serio».

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