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Sul ddl intercettazioni Alfano rassicura gli Usa

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

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Nessuna restrizione per le indagini di mafia e terrorismo, né limitazioni per i reati ordinari per i quali sono oggi previste le intercettazioni. E non si può parlare neanche di un bavaglio alla stampa visto che il provvedimento «restituisce pari dignità al diritto di riservatezza, al diritto di cronaca e al diritto-dovere di indagare» e dunque garantisce «il diritto a un'informazione ufficiale e trasparente». Ecco le verità del ministro della Giustizia Alfano sul contestato ddl sulle intercettazioni. La precisazione arriva al termine di una giornata difficile, con la discesa in campo dell'amministrazione Usa di Barack Obama (tramite il vice sottosegretario al Dipartimento Penale Lanny Brauer) a sostegno dell'«essenzialità dello strumento delle intercettazioni» nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata e l'auspicio che non venga impedito ai magistrati italiani di continuare «l'ottimo lavoro svolto sinora». Alfano è intervenuto quasi contestualmente alla precisazione di Breuer che spiega di non essere entrato «nel merito di decisioni politiche o giudiziarie riguardanti l'Italia». Comunque sul ddl intercettazioni ci sono novità in vista. Oltre al passo indietro di ieri sul carcere per i giornalisti, la maggioranza punterebbe ora a un maxi-emendamento sul quale chiedere la fiducia nell'Aula di Palazzo Madama. Esattamente come previsto nei giorni scorsi dal presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Berlusconi, intanto ha fatto sapere che la versione «soft» del provvedimento va bene purché non se ne alterino natura e obiettivi. L'importante è che il testo passi senza provocare «pericolose spaccature» nella maggioranza. Alla decisione di abbassare i toni avrebbero contribuito più fattori. Prima di tutto l'attenzione con la quale il Quirinale starebbe seguendo l'iter di un provvedimento così delicato. Ma a spingere la maggioranza ad abbandonare il muro contro muro avrebbe contribuito anche il crescendo dell'inchiesta «grandi appalti»: più si lanciano allarmi sulla questione morale, più si allarga il numero degli uomini di governo coinvolti, meno si può fare la voce grossa su un tema così «delicato» senza dare davvero l'idea di voler mettere il bavaglio alla stampa su ciò che sta succedendo.

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