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I manager pubblici sono salvi Intoccabili gli stipendi d'oro

Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Una delle possibili misure di equità avrebbe trovato già il suo ostacolo. Il taglio del 10% delle retribuzioni dei manager pubblici che superano gli 80-100.000 euro, non sarebbe di facile applicazione, in quanto potrebbe incorrere in profili di anticostituzionalità. I tecnici che stanno limando in queste ore la manovra avrebbero verificato queste difficoltà. Decurtare del 10% la retribuzione base sarebbe infatti in contrasto con i contratti collettivi nazionali di lavoro. Più praticabile sarebbe il taglio dei fondi per i dirigenti, che ciascuna amministrazione ha a disposizione per le retribuzioni di posizione e di risultato e la possibilità di un prelievo fiscale una tantum. Il problema della costituzionalità non è di poco conto in quanto, se ignorato, potrebbe aprire la strada a un contenzioso dispendioso per la pubblica amministrazione. A mettere in guardia da questo pericolo è stata anche la Cida-Fp, la categoria della confederazione dei dirigenti del pubblico impiego. «Il taglio delle retribuzioni oltre i 100.000 euro potrebbe essere realizzato attraverso un prelievo fiscale, anche una tantum, ma in questo caso dovrebbe essere applicato a tutti i redditi da lavoro dipendente e non solo al pubblico impiego», spiega il vicepresidente della Cida-Fp, Antonio Zucaro. Altra strada è quella della riduzione della retribuzione a monte «ma questa è disciplinata dai contratti collettivi nazionali di lavoro», argomenta il rappresentante dei dirigenti. Terza strada è quella della ricerca delle voci accessorie sulle quali incidere, senza incorrere in violazione di diritti acquisiti. «Il governo potrebbe decidere di tagliare i fondi dei dirigenti presso le amministrazioni intervenendo così soprattutto sulle retribuzioni di risultato, ma in questo caso ci sarebbe una contraddizione con tutta la riforma Brunetta che punta a premiare i risultati nella pubblica amministrazione». Zucaro ha poi detto che attende la convocazione da parte del governo che, avverte «non può assumere misure di questo tipo senza un confronto con i rappresentanti delle categorie interessate». In una nota Fp Cida e Confedir Pa rilevano che «la categoria non è disponibile nè a subire tagli indiscriminati nè ad essere additata come l'unica detentrice di privilegi e sprechi del settore pubblico», sottolineano Giorgio Rembado (Presidente Fp Cida) e Stefano Biasioli (Responsabile Confedir Pa). Nel pacchetto di misure riguardanti il pubblico impiego non ci sono solo i tagli ai dirigenti. Sembra certo il blocco dei contratti fino al 2013. Non si esclude un allungamento dei tempi per il pagamento delle liquidazioni. Nel complesso in ballo su due anni dalle misure sulla pubblica amministrazione, escludendo il taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici, si potrebbero recuperare risorse per cinque miliardi di euro. Nel caso dei manager di Stato è difficile quantificare il risparmio fino a quando non sarà reso noto il tetto retributivo su cui si va a incidere. I sindacti insistono sulla necessità di affrontare la difficile partita degli sprechi nella pubblica amministrazione. «La richiesta più pressante che facciamo - ha detto il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni - riguarda l'efficienza dello Stato, ci sono troppi enti, troppi livelli amministrativi ed istituzionali che devono, secondo noi, essere dimezzati non solo per recuperare i soldi, ma anche per rendere la vita pubblica più funzionale, meno incline alla corruzione».

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