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Sugli appalti lite Alemanno-Bertolaso

Da sinistra il sindaco di Roma Alemanno e il capo della Protezione civile Bertolaso

Spunta un'altra casa della cricca

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Tutte le strade dell'inchiesta «grandi eventi» portano a Roma. Le indagini passano da Firenze, da Perugia, dalla Sardegna e, alla fine, arrivano nella Capitale. E inevitabilmente scoppiano le polemiche. E il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha chiesto che venga fatta luce sugli appalti nella città eterna. «Roma è stata teatro di molti interventi di Protezione civile e d'emergenza - ha detto il primo cittadino - chiediamo alla magistratura di passare al setaccio tutti gli interventi dove possono esserci state scorrettezze e altre cose che noi non conosciamo. Vogliamo sapere se la nostra città ha pagato un prezzo a causa di scorrettezze riguardo interventi di lavori pubblici». Parole che hanno immediatamente convinto il capo della Protezione civile, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Bertolaso, coinvolto nell'inchiesta sui grandi appalti, a rispondere alle parole del sindaco. Stupore è stato infatti espresso dal capo della Protezione civile, dopo aver sentito Alemanno che ha «associato scorrettezze nelle procedure di aggiudicazione degli appalti all'effettuazione di interventi emergenziali e di Protezione civile a Roma. Tale affermazione, oltre a contrastare con la realtà dei fatti, suggerisce un'attenta riflessione sull'opportunità di mantenere la vigenza degli stati di emergenza che interessano attualmente il territorio della Capitale considerata la sfiducia da Ella (Alemanno ndr.) manifestata in merito alle procedure attuate dai Commissari Delegati». Ma non finisce qui. Il capo della Protezione civile è andato anche oltre, aggiungendo nella lettera inviata al sindaco che «anche Ella riveste attualmente l'incarico di Commissario delegato per l'emergenza traffico nel Comune di Roma e che Ella stessa ha richiesto la proroga dello stato di emergenza per tutto l'anno in corso, anche al fine di mantenere in vigore i numerosi contratti di lavoro a tempo determinato riguardanti il corpo di Polizia municipale e i collaboratori della struttura commissariale, superando le perplessità pur manifestate dallo scrivente Dipartimento». A questo punto non è mancato un ulteriore intervento del sindaco, che ha voluto subito confermare la fiducia nei confronti del sottosegretario Bertolaso. Durante il botta e risposta tra il sindaco e Bertolaso, intanto, gli inquirenti continuavano a mandare avanti l'attività investigativa, interrogando l'ex direttore di una filiale di Firenze della Bnl, Riccardo Baronti, accusato di appropriazione indebita per un finanziamento a una società riconducibile, secondo i pm toscani, a Riccardo Fusi, ex presidente Btp. Intanto il gip di Firenze ha motivato il no alla richiesta di arresti domiciliari per Angelo Balducci. «Atteggiamento di totale chiusura nei confronti delle ipotesi accusatorie da parte non solo di Balducci, ma di tutti gli indagati», ha scritto il giudice. E ancora: «Il loro sodalizio e la loro solidarietà sono ancora intatte». Secondo il gip, Balducci ha «scarsa consapevolezza di quanto gli si contesta» e si è limitato «a difese settoriali, non tenendo conto dell'inquietante contesto che emerge dagli oltre due anni di intercettazioni».

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