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Primo Consiglio con la moviola Votazioni, litigi e medici in Aula

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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{{IMG_SX}}Giacca e cravatta per gli uomini, acconciature curate per le donne. È il primo Consiglio regionale del Lazio. «Aho' non sbagliate a scrivere il nome sul foglietto: A-bbru-zze-se, con due b e due zeta». Il capogruppo del Pdl Franco Fiorito istruisce i nuovi consiglieri. Tanto per evitare errori: si sceglie il presidente del Consiglio regionale. Alla fine ci vorranno quattro votazioni, la visione delle registrazioni tv, un incidente con tanto di medico in Aula per vedere Abbruzzese (due b e due zeta) sulla poltrona più alta della Pisana. L'emozione c'è. Soprattutto tra i rappresentanti della lista Polverini, alcuni alla primissima esperienza politica. Prendono posto in Aula alle 11. Per uno strano scherzo del destino, il capogruppo dei Verdi Angelo Bonelli si ritrova sulla poltrona del trombato Pdl Donato Robilotta: da sempre sono acerrimi avversari. «Non faccio mai le cose a caso», scherza Bonelli al primo banco del Consiglio. Poi è Fazzone show. Lui è senatore (tra pochi giorni lascerà il posto alla Pisana) ma anche «consigliere anziano», dunque deve presiedere. Ad affiancarlo i tre più giovani (Chiara Colosimo, Veronica Cappellaro e Giancarlo Miele). Ne esce fuori un teatro che, complice l'opposizione, dura più di quattro ore. Comincia Fazzone: «Emma Bonina ha espresso la volontà di non essere consigliere regionale. Così come Margherita (passano 20 secondi) HHHack». Poi si interrompe e annuncia il saluto del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il capogruppo de La Destra, Francesco Storace, sbotta: «Ma questa è la Regione, mica il Comune. E che siamo sotto padrone?». Fazzone si guarda in giro, di Alemanno non c'è traccia: «Andiamo avanti». Pochi minuti e il sindaco di Roma, nel frattempo entrato alla Pisana, esce per raggiungere Berlusconi a Palazzo Grazioli. In compenso nei banchi c'è la moglie Isabella Rauti, proprio accanto ai giovanissimi. Sorride spesso. Di questi tempi una virtù mica da poco. Nel viale dei divani, che collega il Consiglio alla buvette, tanti passeggiano. L'ex assessore Marco Di Stefano dà un pizzicotto sulla guancia al segretario laziale del Pdl Piso e poi bacia tutte le giornaliste nel raggio di dieci metri. Cominciano le votazioni. La Colosimo fa la chiama: Abate Luigi. Abate non si trova. Si blocca il Consiglio per dieci minuti. Poi riprende. Le danno man forte la Cappellaro e Miele, arrivato alla Pisana con padre al seguito. Dopo tre ore i primi segni di cedimento. Ma la Colosimo non molla, anzi tira fuori le unghie: «No, Perilli no. È arrivato troppo tardi non può più votare, l'abbiamo chiamato prima di Pascucci» (ma non viene dopo in ordine alfabetico?). Miele si prende una pausa, la Cappellaro non lascia mai la penna. «'Sti giovani so' peggio dei vecchi», commentano dai banchi del centrosinistra. Abbruzzese fa un errore strategico: esce dall'Aula prima di essere stato proclamato e viene assediato da fotografi e tv. Non dice una parola. Attende. Mentre le votazioni continuano. Il panico arriva alla terza. Il capogruppo del Prc Peduzzi ha votato ma non risulta mentre Pascucci (Mpa) avrebbe messo nell'urna due schede. Fazzone blocca tutto: «Visioniamo i filmati». L'opposizione strepita, soprattutto l'ex assessore Mancini. Passano altri venti minuti e Fazzone comunica: tutto ok, nessun errore. Contano le schede: ce ne sono due di più. Si annulla il voto e si ricomincia daccapo. A questo punto, sono da poco passate le 14, la Polverini appoggia la schiena al suo scranno modello sdraio di Fregene e le salta un bottone dalla giacca. Renata non è una che si perde d'animo: prende la borsa, tira fuori ago e filo e ricuce il bottone. Poi mostra ai colleghi di Giunta il trofeo. La presidente indossa un paio di occhiali multicolore da fare invidia a Mariella Zezza, l'assessore dagli occhialini bianchi metallizzati. Ma quest'ultima ha una giacca verde fosforescente che piuttosto ci vorrebbero le lenti da sole per guardarla. È tranquilla, Renata, non urla, non chiacchiera, segue le operazioni del Consiglio con attenzione. Alla fine con 38 voti la spunta Abbruzzese. Cameraman, giornalisti, addetti stampa, collaboratori dei politici irrompono in Aula. Una fotografa cade in terra. Qualcuno chiama Brozzi, l'ex medico della Roma adesso in Consiglio. Non c'è. Arrivano un paio di persone dall'infermeria. Dopo una decina di minuti la situazione torna tranquilla e nei corridoi si ricomincia a parlare di franchi tiratori e tenuta della maggioranza. La solita, rassicurante, politica de noantri. Alberto Di Majo

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