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La Lega vuole convertire i comunisti

Uno dei famosi raduni del partito di Via Bellerio

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A quale Dio credono al Nord? Bé, ai tempi d'oro della Democrazia cristiana, la risposta sarebbe stata fin troppo scontata. Da quindici anni a questa parte invece tentare di risolvere il quesito è diventato quasi impossibile. E infatti se a un lento, implacabile e generalizzato processo di secolarizzazione delle abitudini, si aggiunge che la forza dirompente dei Democristiani ha lasciato il posto all'orda dei «Padani» allora tutto si complica facendo diventare quasi impossibile riuscire a definire quale Santo o quale divinità devono adorare i leghisti. A leggere le cronache del lontano 1998 un fedelissimo dell'Umberto non avrebbe avuto dubbi, dopotutto bastava seguire l'esempio dato da Roberto Calderoli e abbracciare la fede dei Celti. All'epoca infatti il segretario nazionale della Lega Lombarda decise di sposare con rito celtico Sabina Negri, sorella del predecessore segretario spodestato, dallo stesso Calderoli, tre anni prima. Una scena imbarazzante con tanto di druido che, con l'incertezza di chi improvvisa un ruolo chiamava «vino» il sidro e «Sabino» la sposa. E oggi, a dodici anni di distanza, a chi dovrebbe votarsi un adoratore del Sole delle Alpi? Bè, da qualche tempo a questa parte sembra che i più pugnaci difensori della cristianità siano proprio quelli del Carroccio. Uomini e donne che di certo non hanno fama di essere né dei baciapile né tantomeno dei cattolici praticanti ma che si fanno affascinare da tutto quello che, in qualche modo, rimanda alle tradizioni passate. Se poi, queste tradizioni, rimandano alla cristianità, ancora meglio. E allora eccoli pronti a chiamare a raccolta il «popolo padano» per liberare le regioni rosse del Nord. Una sorta di marcia pacifica che i «leghisti di frontiera» (così amano definirsi quelli che, al Nord, fanno proseliti in terre di sinistra) compiranno brandendo sia vessilli religiosi che politici. Un connubio che si armonizza già nello slogan dell'iniziativa presentata ieri a Montecitorio dal deputato Massimo Polledri assieme ai colleghi Angelo Alessandri, Gianluca Pini e Luca Paolini, rispettivamente segretari regionali della Lega in Emilia, in Romagna e nelle Marche con delega per l'Umbria: «Avanti Po: pellegrinaggio verso le regioni rosse liberate», un evento con incontri e dibattiti in programma per venerdì prossimo a Piacenza con un appuntamento al piazzale delle Crociate, luogo dove nel 1095 venne indetta la prima crociata. Crociate? Avanti Po? Ecco la strategia leghista: aggrapparsi da una parte al mondo cristiano rievocando le battaglie della Chiesa nel tentativo di evangelizzare l'Oriente, dall'altra rubando alla sinistra perfino gli slogan storici. E così il celeberrimo ritornello comunista «Avanti Popolo» diventa «Avanti Po». Un ulteriore simbolo dell'avanzata dei verdi padani alla conquista, come spiega Polledri, «di Emilia-Romagna (in attesa che le due Regioni si separino, secondo le proposte di legge presentate in questa legislatura dal centrodestra) Toscana, Umbria e Marche». Perché queste sono le nuove linee di confine dell'onda «verde». Regioni dove la Lega è passata da percentuali sotto lo zero a risultati rilevanti, come lo 0,9 conquistato nelle Regionali del 1995 nelle Marche cresciuto fino al 6,3 del 2010 o come il 4,8% del 1995 in Emilia Romagna al 13,7% di quest'anno. Numeri che, continua Polledri, sottolineano come quelle regioni «tanto rosse più non sembrano essere. E con questa iniziativa vogliamo sottolineare quale sia la vera novità politica, vale a dire come la Lega riuscirà a scendere sotto la linea del Po, verso quei territori dove abbiamo preso un numero consistente di voti e non certo dai tifosi dell'Atalanta...». Ecco quindi partire una sorta di campagna elettorale permanente in vista delle prossime scadenze elettorali nelle quattro regioni con l'auspicio che, se nel 1998 i matrimoni celtici portarono fortuna alla Lega, oggi è arrivato il momento di cambiare rotta, brandire la spada, e partire per un'altra avventura: le Crociate.

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