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Se Perina e Granata tifano per Sabinà

Sabina Guzzanti, nei panni del premier Silvio Berlusconi all'Aquila

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Cos'è questa smania di essere sempre e per forza "contro" anche a costo di esporsi alle critiche più aspre del proprio mondo, ma nella certezza di riscuotere applausi da tutti coloro che hanno sempre. avversato il cosiddetto "interesse nazionale"? Non riesco a comprenderlo e, dunque, mi sorprendono le posizioni recentemente assunte da coloro che pure hanno condiviso con me lunghi tratti di un cammino politico e culturale non privo di rischiose "deviazioni" che pure ci hanno creato incomprensioni di fronte alle quali possiamo sempre dire dire che avevamo visto giusto, forse con un bel po' di anticipo. Ma da qui a mettere in discussione capisaldi di una storia politica e culturale ce ne corre.   E accade perciò che le sprezzanti dichiarazioni dei miei vecchi amici Flavia Perina e Fabio Granata, in merito alla decisione del ministro Sandro Bondi di disertare il Festival di Cannes per protesta contro l'invito alla rassegna del film di Sabina Guzzanti "Draquila", mi abbiano sconcertato ed addolorato. L'una ha detto di temere che la polemica scaturita dall'iniziativa "rischia di essere screditante per l'Italia"; l'altro ha rincarato la dose affermando che si è di fronte ad "una questione di rispetto per il cinema italiano". Ma ai due parlamentari del Pdl non è venuto neppure per un attimo in mente che il discredito si sarebbe abbattuto sull'Italia se nessuno avesse stigmatizzato, in maniera oggettivamente clamorosa, come ha fatto il responsabile delle politiche culturali, lo scempio perpetrato da un'attrice comica ai danni del nostro Paese, offendendo inoltre con il sarcasmo ed il livore abituali la memoria ed il dolore di migliaia di persone che ancora piangono i loro morti? Rispetto per il cinema italiano? Quello per chi è rimasto sotto le macerie del terremoto lo vogliamo dimenticare? E l'immagine stessa dell'Italia non ha nessun significato al cospetto delle altre nazioni? Sarà che certi valori, soprattutto da parte di chi ha vissuto una determinata esperienza politica nelle file di quella che una volta era la Destra, non si portano più, ma la constatazione, per quanto amara, non dovrebbe far tracimare la tendenza all'oblio fino ad affogare tutti in un indistinto pensiero unico. Può anche non sentirsi offeso chi è capace di guardare le immagini di "Draquila" scorrere sullo schermo, ma perché non permettere a chi è di avviso diverso di manifestare la propria indignazione redarguendolo come se fosse un passatista indegno di dare voce ad un sentimento diffuso in quella parte di italiani, che credo maggioritaria, che vorrebbe vedere il proprio Paese meglio rappresentato a livello culturale sulla scena internazionale? Bondi, dunque, ha fatto benissimo a sbattere la porta in faccia agli scicchettosi francesi il cui screditato festival da anni raccatta ciò che nessuno è disposto a prendersi, da Locarno a Berlino passando per Venezia. Cannes è diventato il centro di raccolta di tutto ciò che non è ascrivibile alla cultura, alla bellezza, alla descrizione drammatica della vita. Sulla Croisette da anni si esercitano danzatori di odio provenienti da tutto il mondo con la sola ambizione di conquistarsi un quarto d'ora di celebrità non certo per le loro artistiche virtù, ma per la capacità che hanno di gettare fango su chi non può difendersi. Sarebbe ingiusto, a ben pensarci, negare questo piacere a Sabina Guzzanti. E, perché no, anche la Palma d'oro per quel che vale…  

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