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Ora tocca a Urso i Fini boys si fanno in tre

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Gianfranco Fini a Porta a Porta. Sullo sfondo un'immagine di Silvio Berlusconi

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E sono tre. O meglio, sarebbero tre. Tre sub-correnti. Non c'è che dire, nel mondo di Gianfranco Fini c'è un gran fermento. Generazione Italia, l'associazione guidata da Italo Bocchino, è partita da ieri (come anticipato da Il Tempo) con le iscrizioni. In pratica è partita la campagna di adesioni sul territorio, hanno già firmato circa 600 tra consiglieri e amministratori locali: uno solo di Roma, Ferdinando Aiuti. Va avanti anche l'iniziativa di Spazio Aperto, lanciata invece dai senatori Andrea Augello e Pasquale Viespoli. L'operazione nasce in aperto contrasto con la linea dura di Bocchino, in pratica sono i «lealisti». Non a caso il primo passo è stato quello di andare da Berlusconi a presentare l'inziativa che di fatto esclude qualunque ipotesi scissionista, autonomista o di rottura con il governo. Ma anche tra i quattordici senatori finiani sono sorti problemi perché almeno tre sono invece più propensi per sostenere la linea Generazione Italia, e sono Menardi, Valditara e Germontani. De Angelis, ex sindaco di Anzio, è con Fini sempre e comunque. Gli altri sulla linea Augello, Saia media tra le parti. Per evitare rotture comunque si è deciso di non avviare una sfida aperta agli altri finiani ma di tenere un profilo più parlamentare, e per questo si replicherà alla Camera con Menia e Moffa. E di aprire anche ad altri gruppi, per questo potrebbero aderire anche senatori ex Forza Italia come Musso, Saro e più avanti magari anche Pisanu. Poi Urso. Il viceministro al commercio Estero è anche segretario generale di Farefuturo. E si prepara a organizzare i circoli territoriali della fondazione di Fini. A domanda Urso non risponde. Nel senso che all'interrogativo se stia effettivamente procedendo a simile iniziativa, appena uscito dalla cerimonia di insediamento di Berlusconi allo Sviluppo Economico, il viceministro si cuce la bocca. Di fronte alle insistenze, accellera il passo, raggiunge l'auto, si accomoda a bordo e solo a quel punto risponde testualmente: «Scusi, non ho capito la domanda». Chiude lo sportello e spalanca un cordiale ed elegante sorriso. Dunque, si va avanti. Almeno i suoi procedono all'organizzazione sul territorio anche della fondazione. A prima vista sembrerebbe un'altra operazione apertamente in contrasto con Generazione Italia anche se da via del Seminario fanno sapere che in realtà la sortita avrà una finalità esclusivamente politico-culturale. Quel che appare chiaro, tuttavia, è che nella corrente di Fini c'è fermento ma anche confusione. Tutti si muovono, spesso in contrasto tra loro. Prevalgono in alcuni casi gli odi personali, le diatribe di vecchia data. Ma almeno si discute di politica. E in questo quadro si adopera anche un finiano atipico, Umberto Croppi. Tra dieci giorni farà il secondo incontro del suo ciclo «A che serve l'Italia», stavolta a Milano: ci saranno il democristiano Tabacci, l'economista di sinistra Marco Vitale, l'ex direttore della Casa della Cultura del Pci milanese e poi fondatore di Forza Italia Sergio Scalpelli, il debenoistiano Peppe Nanni che Croppi conobbe ai tempi di Nuova Destra, tutti coordinati dal verde Fiorello Cortiana. Berlusconi dal canto suo non sta a guardare. Ieri alla Camera ha continuato il corteggiamento dei finiani in libera uscita. Ha incontrato Souad Sbai, leader delle donne marocchine. E ha chiesto di poter vedere Benedetto Della Vedova.

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