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E Ciarra dice: "È il solito complotto"

Il senatore Giuseppe Ciarrapico

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"Un avviso di garanzia non invecchia mai e può far sempre comodo se si tratta di un senatore del Popolo della libertà". Giuseppe Ciarrapico commenta così l'inchiesta che lo vede indagato insieme al figlio Tullio e ad altre cinque persone con l'accusa di aver percepito indebitamente contributi per l'editoria. "Oggi gli organi di informazione parlano di un'indagine per truffa a carico del senatore Giuseppe Ciarrapico. È la stessa indagine del 2005 - sottolinea il parlamentare del Pdl - promossa dalla dottoressa Marazza, pm nota per la sua contiguità con il pubblico ministero De Magistris concorrente politico di Di Pietro. Si tratta di un presunto abuso sui contributi per l'editoria". Un'indagine, rileva Ciarrapico, «dormiente a tutt'oggi e oggi guarda caso ritirata fuori per aumentare i rumors giudiziari a carico del Pdl. Chi più ne ha più ne metta», conclude. E proprio sui fondi per l'editoria, in particolare quella regionale, nel 2007 alla Pisana partì «l'operazione trasparenza». A esserne promotore l'allora capogruppo di Fi Alfredo Pallone che chiese di conoscere «tutti i finanziamenti regionali corrisposti in favore degli organi di stampa quotidiana e periodica specificando l'importo del finanziamento, la causale e il nome del soggetto beneficiario. Alcune leggi regionali - spiegava Pallone - disciplinano gli interventi volti a favorire il pluralismo dell'informazione e per il sostegno all'editoria e alla distribuzione locale. In particolare, sono previsti fondi regionali in favore della stampa quotidiana e periodica per quei soggetti che operano nel Lazio». Tra i quali, naturalmente, spicca Giuseppe Ciarrapico coi suoi giornali. Ma chi è Ciarrapico? Il Ciarra, come è conosciuto negli ambienti «che contano», è balzato agli onori delle cronache politiche per il suo intervento - sollecitato da Andreotti - da intermediario tra Berlusconi e De Benedetti nella soluzione del Lodo Mondadori. Ma la sua vicinanza al mondo dell'editoria ha rivoli diversi: da quando fece i primi soldi da giovane rampante venditore di volumi culturali porta a porta, provincia per provincia, alla figura di importante editore di libri di storia (per lo più fascista), fino alla parentesi come editore del fumetto per bambini Tiramolla. Negli anni è stato anche editore de «Il Secolo d'Italia», il quotidiano del Movimento sociale italiano. Editore sì, ma giornalista no. L'Ordine gli ha sempre respinto la domanda per l'iscrizione all'Albo. Del suo impero economico, costruito negli anni del boom della Cassa del Mezzogiorno, hanno fatto parte la società Recoaro, la Ciappazzi, la Idropejo, le Fonti del Tigullio, oltre ovviamente alla Fiuggi (con le sue Terme), tutte proprietà che gli valsero l'appellativo di Re delle Acque Minerali. Gli interessi economici si sono poi allargati alla Sanità, con la proprietà prima e la gestione poi di diverse cliniche romane (Villa Stuart e Quisisana) e di un ospedale pubblico (Policlinico Casilino). Prima ancora ci fu la compagnia Aerotaxi Air Capitol e, nel settore catering, la Casina Valadier e il Bar Rosati a piazza del Popolo. La gestione di gran parte delle sue attività ha fatto per anni capo alla holding Italfin 80, successivamente fallita. Fu inoltre coinvolto nello scandalo Safim-Italsanità e nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano. Sempre organico alla politica, nell'ultima tornata nazionale ha trovato spazio nella lista bloccata del Pdl, entrando a Palazzo Madama. Attualmente possiede importanti partecipazioni nel gruppo Eurosanità Spa ed è punto di riferimento di una catena di quotidiani locali che coprono sostanzialmente il Lazio e il Molise. Proprio da quest'ultima «branca» di attività ha ricevuto qualche dispiacere giudiziario non molte settimane fa, per una denuncia - prima volta in Europa - per stalking a mezzo stampa. Negli anni è stato anche presidente dell'A.S Roma. Ma questo è un altro capitolo...

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