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La virata di Silvio: basta chiacchiere

Silvio Berlusconi all'assembea degli imprenditori a Parma

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L'input è chiaro: basta con i discorsi di Palazzo. Bisogna pensare alle riforme e a governare il Paese. Ci sono questioni importanti sul tavolo. Alcune davvero fondamentali. E dunque, basta con le polemiche di partito, basta con le chiacchiere e i botta e risposta. Bisogna andare avanti con il programma elettorale. Dopo una settimana dallo scontro in diretta con Gianfranco Fini, Silvio Berlusconi dà una sterzata alla situazione di stallo in cui la maggioranza si trova. Stanco delle chiacchiere, stanco dei siparietti in tv in cui non si parla d'altro, stanco di trovarsi intere paginate di giornali dedicate al marasma Pdl. Da qui la decisione, prima di partire per qualche giorno di riposo, di inviare un messaggio ai cittadini, ma anche al partito. Un discorso registrato nel pomeriggio a Palazzo Grazioli, e che tocca davvero tutti i dossier sul tavolo. Dalla sanità all'economia, dalle riforme alla crisi dei mercati internazionali. La premessa però è una sola: «Nessun dubbio sulla stabilità del nostro governo per i prossimi tre anni». Della serie, sgombriamo il campo da qualsiasi dubbio... Molte sono le domande su quale sia a questo punto, la strategia di Gianfranco Fini, il quale, il giorno dopo le dimissioni di Italo Bocchino, continua a difendere l'ex vicecapogruppo, tenendo alti i toni dello scontro. La strategia del Cavaliere invece è chiarissima: ignorare la «guerriglia» interna, in attesa di verificare nei fatti la lealtà dei finiani. Il premier si dice sicuro della stabilità del governo e della possibilità di varare in tre anni tutte le riforme più importanti, a partire da quelle istituzionali e della giustizia. Per parlare sceglie il canale più diretto e senza filtri, il sito dei Promotori della libertà, per rivolgersi direttamente ai cittadini in quest'ultimo periodo, a suo dire, «distratti dalle chiacchiere della politica politicante».   Il premier non cita mai direttamente il presidente della Camera ma alcuni passaggi avrebbero proprio lui come destinatario. L'obiettivo del governo è chiaro, ribadisce più volte Berlusconi: dedicare alle «grandi» riforme i prossimi tre anni di legislatura. Un cammino, avverte il Cavaliere che «non sarà rallentato da controproducenti discussioni di Palazzo». Del dibattito interno al Pdl, il premier non vuole più occuparsene: «Il presidente del Consiglio - chiarisce - ascolta tutti, ma deve occuparsi di cose concrete». A cominciare dalla situazione difficile in cui versa il mercato finanziario: «Proprio in queste ore abbiamo avuto una conferma, che i giornali hanno sottovalutato, della fiducia che i mercati internazionali ripongono nel nostro Paese e nel suo governo». E sottolinea: «I nostri titoli di Stato hanno riscosso l'approvazione degli investitori non solo italiani ma anche stranieri nell'asta di ieri mattina (giovedì ndr). La richiesta è stata addirittura più alta rispetto ai titoli che offrivamo: una richiesta di 12 miliardi e mezzo di euro contro i 7, 5 miliardi che abbiamo offerto. Credo che sia un segno di assoluta tranquillità». Sulla Grecia, annuncia quello che farà il nostro Paese: «Stiamo mettendo a punto il decreto legge con il quale l'Italia darà probabilmente cinque miliardi e mezzo di euro alla Grecia per difendere la nostra comune moneta dalla speculazione». E poi la lotta alla criminalità, gli interventi sulla sanità per portare tutte le Regioni «allo stesso livello». Perfino l'attacco al cancro «per arrivare, se non a sconfiggerlo, a combatterlo in maniera assolutamente efficace». Mancano solo le riforme istituzionali: neanche un accenno alla nuova forma di governo, neanche un passaggio sul premierato o sul presidenzialismo. Nè tantomeno sull'ultimo tema sollevato da Fini, ovvero la necessità di cambiare l'attuale legge elettorale. Perché, come ha continuato a ribadire in alcuni colloqui privati, per il premier la legge elettorale che c'è va benissimo e non va cambiata. Avanti tutta dunque con l'attività di governo. Concetto ribadito anche durante il Consiglio dei ministri della mattina. Una riunione nella quale, Berlusconi torna ad esprimere la solidarietà a Claudio Scajola per il presunto coinvolgimento nell'inchiesta sugli appalti del G8. Nello stesso momento, Generazione Italia (fondazione legata a Italo Bochino) diffonde una nota per chiedere che fine abbia fatto il ddl anti corruzione. Una dichiarazione a cui, a catena, si aggiungono quelle di altri parlamentari vicini all'ex leader di An. L'argomento è sempre lo stesso: discutere in Parlamento del disegno di legge di cui si è persa traccia. Insomma, una serie di mosse che certo non sono passate inosservate a palazzo Grazioli. Gianfranco è isolato e con lui il rapporto è ormai irrecuperabile, si sarebbe sfogato il Cavaliere con i suoi fedelissimi, ed è chiara anche la strategia dei finiani: logorare la maggioranza dall'interno. Che i parlamentari vicini all'ex leader di An non lavorino comunque a creare un gruppo autonomo, sarebbe stato il ragionamento del presidente del Consiglio, non è totalmente da escludere. Se questo dovesse accadere la strada è solo una: le elezioni. Io non voglio galleggiare - avrebbe ribadito lo stesso Cavaliere - voglio governare senza problemi e portare avanti il programma di governo senza problemi. Si facesse pure il suo partitino, con questa legge elettorale sarebbe tagliato fuori dal Parlamento.  

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