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«È sano egoismo territoriale»

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».Così Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, commenta l'ipotesi di una separazione delle altre province laziali da Roma. Egoismo territoriale? Che cosa intende? «È un ragionamento che trova fondamento nei fatti degli ultimi anni: Torino ha ottenuto le Olimpiadi invernali del 2006, Milano avrà l'Expo 2015, Venezia e Roma stanno litigando per le Olimpiadi del 2020. Naturalemente, l'ambizione di soddisfare il proprio egoismo, non ce l'ha solo Roma, ma anche Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone. Certo, i loro egoismi sono più limitati ma non per questo non devono essere rivendicati» Ad esempio? «Il triangolo Viterbo-Tarquinia-Civitavecchia vuole diventare un grande polo logistico con un porto e un aeroporto. Ma anche Rieti, Frosinone e Latina possono avere i loro egoismi» E se questi egoismi trovassero il sopravvento, cosa accadrebbe al Lazio? «Se scatta l'egoismo territoriale è evidente che il tessuto complessivo del Lazio va a lacerarsi». Crede che le beghe che hanno seguito la composizione della giunta della Polverini siano state l'elemento scatenante della voglia secessionista? «Non credo che la convulsione politica di questi ultimi tempi sia stata determinante. Penso invece che tutta la questione sia il frutto di un processo più profondo che è, per l'appunto, quello dell'insorgere di un sentimento egoistico». Crede che alla fine Roma verrà staccata dal Lazio? «È da trent'anni che sento dire che verranno dati degli statuti particolari a Roma come accadde per Washington ma ho l'impressione che sia difficile trovare una soluzione istituzionale regolamentata. Per me bisognerebbe arrivare ad avere una specie di Lazio articolato più che una secessione».

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