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Nel Lazio lo spettro del ribaltone

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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Nel Lazio la maggioranza che sostiene il neopresidente Renata Polverini rischia grosso. L'Udc resta fuori dalla Giunta (almeno per ora) e il 10 maggio, quando si terrà il primo Consiglio regionale, potrebbe esserci il «ribaltone». Sì, perché la matematica non è un'opinione: la coalizione della Polverini senza l'Udc ha 38 seggi, escluso il governatore (18 tra listino e Pdl, altri 18 lista civica e 2 La Destra). Gli altri (centrosinistra e Udc) arrivano a 35. Soltanto tre voti di differenza. Ma non è tutto. Il consigliere Pascucci, eletto nella formazione della Polverini, uscirà dalla Civica per creare il gruppo Mpa. Dunque 37 voti contro 36. Basterebbe la defezione di qualcuno o un franco tiratore per eleggere alla poltrona più alta della Pisana anziché Mario Abruzzese (Forza Italia), Bruno Astorre (area cattolica del Pd), candidato dell'opposizione. È qualcosa di più di uno scenario: l'intesa con l'Udc è lontana. Poi ci sono le polemiche all'interno del Pdl. Un quadro esplosivo. Anche perché da un lato la Polverini ha lasciato aperta la porta ai centristi ma, dall'altro, le uniche deleghe rimaste sono Personale, Formazione ed eventualmente la vicepresidenza (si dimetterebbe Armeni). Andrebbe pure bene ma il vero ostacolo è che quei posti devono essere ricoperti da donne, visto che si sono già insediati undici uomini. Questo taglia la testa al toro. La Polverini getta acqua sul fuoco e assicura che sull'intesa con l'Udc «ci stiamo lavorando, ma non mi pare che ci sia nessuna situazione di criticità».   Le criticità le ricorda il deputato e segretario laziale dei centristi, Luciano Ciocchetti: «Non mi risulta che sia in corso alcun lavoro di ricucitura tra l'Udc e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, ma appare più evidente la scelta di rompere con il nostro partito e con i patti presi prima, dopo e durante la campagna elettorale. Se Renata Polverini vuole ricucire il rapporto con l'Udc sa che cosa deve fare - ha aggiunto Ciocchetti - Non servono dichiarazioni alla stampa, ma rimettere in moto un meccanismo di rispetto delle parole date. Se invece ha altre intenzioni, noi siamo stati chiarissimi: daremo un appoggio esterno, il che starà a significare che i nostri consiglieri voteranno atto per atto. Se ci sarà un provvedimento che approviamo lo sosterremo, altrimenti no». Poi c'è la questione delle poltrone. «Se pensano di ricucire lo strappo assegnando all'Udc solo qualche presidente di Commissione credo che siano fuori strada». Il leader de La Destra, Francesco Storace, fa un «appello»: «A Ciocchetti vorrei rivolgere un invito alla ragionevolezza. Gli elettori dell'Udc sono stati abbondantemente rappresentati dai tre consiglieri eletti nel listino, che si aggiungono ai tre eletti nel territorio. In una coalizione - ha spiegato Storace - si fanno proposte ragionevoli». Insomma, fa notare il segretario de La Destra, «chi è moderato non estremizzi le situazioni».   «Storace ci spieghi se intende "ragionevole" accettare il veto su personalità che hanno fatto parte in passato proprio della sua giunta», replica l'esponente centrista Pietro Sbardella. «Ma Ciocchetti era stato indicato come membro della Giunta senza alcuno ostacolo. Forse i problemi li hanno in casa», ha commentato infine Storace. E se all'Udc offrissero la presidenza del Consiglio?  

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