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L'opposizione osserva da spettatrice i tumulti in corso nel centrodestra, frastornata da una situazione in evoluzione e che, al momento, non ha uno sbocco scontato.

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Un'interruzionedella legislatura ora non sarebbe il massimo per il Pd mentre Udc e Idv hanno maggiore facilità nel dirsi pronti al voto. «Non c'è nessuna paura del voto anticipato - mettono le mani avanti dal Nazareno - ma certo in questo momento non c'è un'alternativa pronta al centrodestra». Dunque, la prima preoccupazione per Pier Luigi Bersani è quella di lavorare per «far nascere nel Paese la voglia di un'alternativa» che al momento non c'è perché «il cantiere è ancora aperto». E, contemporaneamente, il segretario del Pd cerca di «mettere in evidenza le contraddizioni della maggioranza». Facendolo, innanzitutto, dentro il Parlamento. Anche in questa chiave va letto l'appello di Bersani per «un patto repubblicano» a «forze che sono oltre il centrosinistra». Leggi i "ribelli" del centrodestra. I finiani, tanto per cominciare. Non è un mistero che per il premier il primo test decisivo sulla tenuta dell'alleanza con Fini sarà il disegno di legge sulle intercettazioni. E Bersani offre una sponda al presidente della Camera che, tra l'altro sulla giustizia ieri ha detto cose giudicate «interessanti» dai vertici del Pd: «Stiamo cercando di stringere i bulloni come forze di opposizione e di dare messaggi non solo all'opposizione, perché - spiega Bersani - quando parliamo di patto repubblicano per evitare una deriva plebiscitaria e per cambiare l'agenda del paese, ci rivolgiamo anche a persone, a forze che sono oltre il centrosinistra». Anche l'Udc pensa a «convergenze» in Parlamento con Fini e risponde non perde occasione per attaccare Bossi: «Se la Lega ritiene che il voto anticipato sia la strada giusta - commenta il segretario Lorenzo Cesa - credo che l'opposizione debba accettare serenamente la sfida». Idea condivisa da Felice Belisario, presidente dei senatori Idv: «Il Paese non può permettersi una maggioranza che pretenda di governare divisa, pronta a litigare su tutto. Perciò invece di vaneggiare di grandi riforme l'unica cosa sensata adesso sarebbe fare una nuova legge elettorale per ridare poi parola agli elettori».

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