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"È tutta una bufala, ci vogliono colpire"

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Gino Strada è passato al contrattacco. Il fondatore di Emergency non ha dubbi: l'arresto dei tre operatori dell'ospedale di Lashkar-Gah, intitolato a Tiziano Terzani, è «una bufala», un'operazione di «guerra preventiva» contro «un testimone scomodo prima di dare il via a un'offensiva militare in quelle regioni». E quel testimone è proprio la sua Organizzazione non governativa. Strada, mosso dalla stessa grinta che ha contraddistinto tutte le sue battaglie in difesa della pace, ieri si è scagliato contro tutti quelli che hanno attaccato Emergency. Una dura condanna lanciata prima durante una conferenza stampa a Milano e poi nella trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa, proprio nel giorno in cui il governatore della provincia di Helmand ha fatto sapere che i tre operatori umanitari avrebbero confessato di aver preparato un attentato ai suoi danni.   Un'infamia per Strada che non si limita a gridare al complotto contro Emergency, ma va oltre e denuncia: «I nostri medici sono stati rapiti dalla polizia del governo Karzai, quel governo difeso dalla coalizione internazionale della quale fa parte anche l'Italia. C'è un video che mostra come nell'ospedale fossero presenti anche i soldati della coalizione». Proprio quella coalizione della quale fa parte anche l'Italia, verso la quale Strada muove un'altra dura accusa: «L'Italia fa parte della coalizione internazionale ed è in Afghanistan con tremila soldati per cui paghiamo circa 2 milioni di euro al giorno nonostante la situazione del nostro Paese. Due milioni di euro dello Stato italiano per proteggere il governo afgano che arresta o rapisce personale italiano. Fossi un politico ci farei sopra una bella riflessione». Strada, poi, non ha avuto problemi a definire il video girato all'interno dell'ospedale di Lashkar-Gah una montatura: «Se qualcuno di noi volesse introdurre una pistola in un qualsiasi ospedale italiano lo potrebbe fare in dieci minuti. C'è sempre la possibilità di corrompere qualcuno e che qualcuno la depositi al momento della perquisizione. Presumo che tra i 250 dipendenti afghani ci sia chi sostiene Karzai, chi i talebani, chi semplicemente pensa ai fatti suoi; chi è ricattato o ricattabile. Di certo, entrando in quel modo in un ospedale, sono saltate le regole».   Il problema, quindi - continua il fondatore - «è che quell'ospedale dà fastidio perché ti sbatte in faccia la verità sulla guerra, del 40% di bambini che finiscono sotto i bombardamenti. E questo fa cadere questa retorica sulla missione dei soldati là, e soprattutto sul fatto che si sia lì per portare la pace».  

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