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Quei concorsi d'oro costati una fortuna

La sede della Regione Lazio a Roma

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{{IMG_SX}}Dieci bandi pagati dai cittadini 2 milioni di euro. Ma un posto su tre è andato agli assistenti dei politici del Lazio. Dieci concorsi d'oro, non c'è che dire: finanziati da tutti i cittadini ma convenienti per pochi. I bandi sono stati pubblicati ad aprile dell'anno scorso: 116 posti per diplomati e laureati del Lazio in diverse aree dell'amministrazione regionale. I partecipanti sono stati quasi 94 mila, hanno pagato 10,33 euro a testa. Ma alla Regione la gara è costata molto di più: due milioni di euro. Tra una settimana i 116 vincitori avranno una scrivania e, soprattutto, un lavoro a tempo indeterminato. La lista dei nuovi dipendenti, infatti, è ufficiale. Tra questi, come Il Tempo ha mostrato ieri, ci sono almeno 37 persone che già lavorano nei gruppi politici. I candidati che non hanno passato le selezioni saranno pure amareggiati ma le spese per organizzare quei concorsi sono pesate su tutti i laziali. La deliberazione è la numero 228 del 2 aprile 2009. La gara riguarda «la fornitura di test e servizi vari per l'effettuazione di concorsi esterni». Alla società che si è aggiudicata l'appalto è fruttata 2 milioni di euro. Anche se il valore iniziale dell'appalto era 2 milioni e 400 mila euro, compresa Iva al 20 per cento. Del resto l'amministrazione a questi concorsi ci teneva parecchio. Il tipo di procedura scelta, infatti, è stata quella «ristretta accelerata». Quella che si fa per fare in fretta. La gara se l'è aggiudicata la Cnipec srl, una società che è abituata a gestire concorsi. Lo ha già fatto in vari ministeri e altre Regioni d'Italia. L'appalto ha previsto l'assistenza nella preparazione dei bandi di concorso, la progettazione e lo sviluppo della procedura software on line per consentire ai candidati di presentare la domanda di partecipazione direttamente dal sito internet, l'attività di call center per dare informazioni per la durata di validità dei bandi, il ricevimento delle domande, la spedizione ai mittenti degli avvisi di ricevimento delle raccomandate, l'archiviazione delle richieste di partecipazione, la pubblicazione del calendario delle prove, la preparazione dei veri e propri questionari, l'organizzazione delle prove scritte e, infine, la stesura delle graduatorie. Compiti che hanno avuto un prezzo salato. Soldi in parte compensati dalla quota pagata dai singoli candidati. Quasi un milione di euro. Ma c'è una coincidenza che, al di là delle spese, rende quanto meno sospetto il concorso. Incrociando la lista dei vincitori con l'elenco dei collaboratori dei partiti, si scopre che quasi un posto su tre è stato conquistato dagli assistenti dei politici. Di tutti, o quasi, i partiti, senza distinzione di coalizione. Su questo, evidentemente, c'è stato un accordo trasversale e silenzioso. Niente di male, per carità, le persone che ce l'hanno fatta e che già lavoravano alla Pisana saranno sicuramente valide e quei posti se li saranno davvero guadagnati. Ma non possono mancare dubbi. Soprattutto per chi quel concorso l'ha fatto e non è passato. Proprio ieri uno dei candidati che non hanno superato le selezioni ha parlato con Il Tempo sottolineando la difficoltà di ottenere un posto di lavoro in ambienti politici. Ma gli esclusi sono stati tanti: più di 93 mila. Loro hanno pagato dieci euro ciascuno, il resto dei cittadini ha saldato il conto. Soltanto un bando è rimasto «congelato», quello destinato ai dirigenti. È stato bloccato dal Tar in seguito a un ricorso subito dopo le prove scritte. Anche lì, comunque, non mancano candidati «noti», anche parenti dei consiglieri regionali. Ma non c'è stato niente da fare. In quel caso la Pisana s'è dimenticata di pubblicare gli «avvisi di mobilità», necessari prima di assumere altri dirigenti.

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