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Ma Fini frena: "Serve il maggioritario a doppio turno"

Gianfranco Fini

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Cresce la distanza tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Già giovedì il presidente della Camera aveva spiegato che per introdurre il semipresidenzialismo sarebbe stata necessaria una legge elettorale a doppio turno. E ieri, mentre il premier a Parigi rilanciava il turno unico, ha ribadito il concetto. Non è «possibile», ha spiegato ad alcuni giornalisti che lo hanno intercettato durante una passeggiata nel centro di Roma, introdurre il modello francese «con una legge elettorale proporzionale a turno unico: quel modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno». «Nessuno - ha proseguito - convincerà mai, non tanto me, ma il 99% dei costituzionalisti del mondo, che è possibile il modello francese con una legge elettorale proporzionale a turno unico. Il modello funziona con una legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Se, al contrario, si pensa che in Italia sia più opportuna una legge elettorale proporzionale a turno unico, si smetta di parlare di modello francese». Quindi ha invitato ad abbandonare l'approccio «"sloganistico" di scegliere un modello "x" o "y"» che normalmente si traduce in «tante chiacchiere e pochi fatti» e ha sottolineato come «è il governo che deve valutare se sia più opportuno presentare un unico disegno di legge» per le riforme «o se siano più opportuni alcuni disegni di legge che marcino parallelamente». Tuttavia, ha aggiunto, «l'esperienza insegna» che alcune riforme, pur se condivise dall'opposizione, rischiano di non superare l'eventuale referendum proprio perché non «spacchettate» dalle altre. Quanto alle distanze dal premier Fini non ha dubbi: «Tutto si può chiarire, l'importante è avere ben chiaro che se vogliamo fare delle riforme che abbiano una loro coesione interna dobbiamo evitare la scorciatoia di prendere parti di un modello e applicarle su altri modelli; perché il rischio è che il sistema non tenga». In ogni caso, per il presidente della Camera, è importante non replicare ciò che accadde nella legislatura 2001-2006. «Non dirò mai - ha spiegato - che le riforme si devono fare in modo condiviso; continuerò tuttavia a dire che è opportuno che siano condivise proprio per evitare che dopo un lungo parlare di riforme ci si trovi sempre al punto di partenza». Proprio per questo Fini non può che condividere gli appelli di questi giorni del presidente della Repubblica: «Certo che condivido l'appello di Napolitano. Il Capo dello Stato fa un discorso molto ragionevole sulla necessità di un dibattito che sia quanto più scevro possibile da pregiudizi di carattere contingente».

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