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Il dottor Carlo Natoli ricorda quei momenti drammatici in sala operatoria

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Eraun'amica anche Tiziana? «Ho seguito Tiziana da amico come tutte le mie pazienti, che diventano amiche, come i loro mariti e compagni, per la mia disponibilità a monitorare la loro gravidanza costantemente, 24 ore su 24. Ecco guardi (mostra gli sms sul cellulare, ndr) quel che mi scrivono: "Non credo a nessuna parola scritta dai giornali sei un medico e una persona fantastica e con te accanto rifarei un figlio anche domani"». La famiglia dice che Tiziana era sanissima «Vero, era microcitemica che è una variante e non malattia» La gravidanza? «Perfetta, gemellare spontanea non indotta, è stata monitorata perché un po' in sovrappeso». La data del parto era slittata. «Noi avevamo detto che dal 30 marzo era possibile il parto e che più giorni avessimo guadagnato meglio sarebbe stato per la maturazione polmonare dei bambini. Ma non c'era una data concordata, eravamo pronti in qualsiasi momento si fosse presentata l'urgenza di inizio travaglio. Di fatto si è ricovera il 6. Il 7 il cesareo». Ci racconti «Il cesareo inizia alle 9.30 dopo anestesia spinale, con la ragazza sveglia, e si conclude alle 10.40. Durante l'intervento la situazione che si è verificata, non per gli atti operatori, ha comportato anche l'asportazione dell'utero, contestuale, per una patologia imprevedibile e diagnosticabile solo durante il cesareo. È vero che Tiziana ha dato l'assenso». E che patologia era? «Lo accerteranno i consulenti nominati dal pm in sede di esame autoptico domattina (oggi, ndr)». Perché avete detto ai parenti che era andato tutto bene? «Io non ho parlato con nessuno, anche perché ero in sala operatoria con Tiziana. E le sono rimasto vicino fino al suo trasferimento al San Camillo, da me sollecitato fin dalle 11.35». Quindi Tiziana era grave? «Sicuramente una situazione impegnativa». Ma la famiglia sostiene di aver saputo che tutto era filato liscio «Ribadisco che non ho parlato con la famiglia, anche perché i parenti non erano presenti». A che ora avete chiamato il 118? «I posti di rianimazione sono tutti gestiti dal 118. Noi abbiamo chiamato il 118 e ci hanno detto di mandare un fax, che risulta in cartella clinica, per attivare la ricerca di un posto letto nel Lazio. Ma il 118 ci ha risposto che non c'era e che avremmo potuto trasferire la paziente al Dea competente del San Camillo. (Il dottore mostara le telefonate dal suo cellulare personale al 118 oltre quelle fatte dalla clinica). La prima telefonata al 118 è stata fatta intorno intorno alla 11 documentata dal fax, la mia prima al 118 dal cellulare alle 11.28». Tiziana dormiva? «Era una situazione di critica stabilità». Perché non l'avete portata subito al San Camillo? «Perché la legge prevede che per un trasferimento con un'ambulanza di rianimazione il 118, dopo aver ricercato invano un posto adeguato invii un fax con liberatoria per il trasferimento al Dea perché il Dea non può accettare pazienti se il 118 non ha trovato il posto». Quindi mi sta dicendo che serve ua liberatoria? «Sì. Nel fax io di mio pugno ho richiesto urgentemente un posto di rianimazione e un mezzo attrezzato per il trasferimento di un paziente intubato con assistenza medica. Alle 13.30 arriva l'ambulanza e la paziente viene trasferita. Sale anche l'anestesista della clinica». Perché è salita non c'era quello dell'ambulanza? «Non lo so». A che ora la famiglia è stata informata che Tiziana era stata trasferita al San Camillo? «Alle 13.30 circa, dopo il trasferimento ho parlato con il marito con il quale ho sempre avuto un rapporto amicale. L'ho informato di quanto stava accadendo e che Tiziana era stata trasferita al San Camillo. Gli ho detto di raggiungerla e di chiamarmi in qualsiasi momento se avesse ritenuto opportuno per un mio aiuto». Ma è possibile che la famiglia non avesse avuto notizie prima delle 13.30 almeno sulla nascita dei gemelli? «Li avranno visti, il neonatologo solitamente appena nascono i bambini li fa vedere al padre». Di quante persone era composta l'équipe di sala operatoria oltre a lei e al suo aiuto ginecologo? «Tutte le persone che necessariamente devono starci». Insisto sul numero «La sala operatoria ha un numero di persone stabilito per legge ed erano tutti presenti, come conferma la cartella clinica». Quando ha saputo che Tiziana era morta? «L'ho saputo dal padre, che è venuto in clinica forse verso 16 e me lo ha comunicato». A che ora è morta? «Non lo so, anche perché i giornali sono contrastanti». Dal San Camillo dicono che Tiziana era in condizioni disperate? «Lo dicono al San Camillo». Cosa ha provato quando ha saputo della morte? «Non ci sono parole». G. M. Col.

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