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Fini viene dopo il Pdl La nuova agenda di Silvio

Gianfranco Fini

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Niente pranzo oggi. Nessun incontro previsto tra Berlusconi e Fini. O meglio: non risulta al momento un faccia a faccia tra fondatore e co-fondatore del Pdl nelle rispettive agende. Certo, i due non hanno mica bisogno di diplomazie parallele per vedersi. Basta un colpo di telefono. Ma quella che sta per consumarsi è una piccola rivoluzione all'interno del centrodestra. Il Cavaliere infatti dovrebbe far ritorno nella Capitale oggi pomeriggio, dovrebbe chiudersi a palazzo Grazioli dove si riunirà, sempre nel pomeriggio, l'ufficio di presidenza del Pdl. L'organismo sarà chiamato a decidere la nuova agenda di governo e in particolare si dovrebbe discutere di riforme. Argomento peraltro già trattato nella cena di Arcore di ieri sera dove c'erano i coordinatori nazionali del partito berlusconiano. E dunque anche Ignazio La Russa in rappresentanza degli ex di An. E dov'è la piccola rivoluzione? Sta nel fatto che Berlusconi riunirebbe prima il partito, con l'ufficio di presidenza del Pdl. E poi incontrerebbe Gianfranco Fini, probabilmente domani. Fin qui è sempre o quasi accaduto il contrario. E cioé Berlusconi ha avuto prima incontri con il presidente della Camera con il quale ha deciso l'agenda di governo, le azioni da svolgere, le priorità e la tempistica. Nei pranzi di lavoro, soprattutto in quelli che riguardavano la giustizia, avevano partecipato anche i rispettivi esperti di settore. Incontri che si sono svolti spesso al piano nobile di Montecitorio, più di recente all'Hotel de Russie, utilizzato dall'ex leader di An per i meeting più riservati e meno istituzionali. Stavolta Berlusconi sembra intenzionato a procedere in maniera diversa. Chi lo ha sentito in questi giorni di vacanza per i consueti scambi di auguri lo ha trovato determinatissimo ad andare avanti. Anzi, a non fermarsi davanti al primo intoppo. «Voglio essere il presidente del Consiglio che è riuscito a realizzare per intero tutto il programma elettorale», ha ripetuto in più di un'occasione. L'altra volta, tra il 2001 e il 2006, fu costretto ad archiviare ampi pezzi di programma soprattutto per le ritrosie dell'Udc. Mise da parte per esempio un'ampia parte della giustizia. E fu costretto ad archiviare anche vasti pezzi di riforma fiscale. Soprattutto le famose due aliquote Irpef. Ora no, Silvio non vuole intoppi, tentennamenti. Vuole tirare dritto. Non è un caso che Fini abbia calato la tensione e eviti gli attacchi al Pdl. Tutti i finiani lo hanno capito, qualcuno fa ancora fatica. Come gli autori della rivista on line di Farefuturo, la fondazione di Fini. Ieri bacchettavano il Pdl accusandolo di farsi fagocitare dalla Lega. Tutto nasce dalle parole di Roberto Maroni che in un'intervista al Corriere della Sera chiede che il compito di «formulare una proposta di grande riforma della Costituzione» sia affidato alla Lega. Una regia che, secondo il ministro dell'Interno, spetta a Umberto Bossi e Roberto Calderoli, rispettivamente ministro delle Riforme e della Semplificazione. Il direttore di Ffwebmagazine Filippo Rossi replica secco: «Il Carroccio fa il suo mestiere, e lo fa bene, il problema è tutto del Pdl che adesso rischia di essere trainato dal suo alleato "minore"». Da qui la richiesta di «battere un colpo» per «non morire tutti leghisti». Analisi che fa storcere il naso ai due coordinatori azzurri del Pdl: Sandro Bondi parla di ennesima «nota stonata» da parte della rivista finiana, mentre Denis Verdini accusa Rossi di essere «sordo o cieco». Poi arriva la smentita di Adolfo Urso, che di Farefuturo è il segretario generale. Il viceministro chiarisce: «L'intervista di Maroni, peraltro ottima laddove consacra il semipresidenzialismo come obiettivo comune, ha suscitato diversi e contrastanti commenti, come quello di Filippo Rossi, che non coincide con il pensiero della Fondazione. È una critica giornalistica, legittima come ogni critica, che non deve però essere interpretata come una posizione politica».

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