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Famiglia cristiana

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Gianni Alemanno e Renata Polverini incontrano Papa Benedetto XVI

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Osservate questa foto: Renata Polverini s'inchina a baciare la mano del Papa, Gianni Alemanno con la destra l'accompagna verso il Pontefice, Benedetto XVI sorride dolcemente. È un'immagine che proietta altri significati che vanno al di là del flash dell'istante. Il sindaco di Roma, il presidente della Regione Lazio, il capo della Chiesa cattolica. Tre figure, una parola: Roma, capitale d'Italia e culla della cristianità. Le elezioni regionali 2010 sono più importanti di quanto si possa immaginare: è una svolta del confronto tra laici e cattolici. Alcuni punti di riferimento della Chiesa nella politica sono destinati a ridimensionarsi e nel Palazzo si sta formando una nuova famiglia cristiana. Il primo incontro a urne chiuse tra Ratzinger, Alemanno e Polverini si tiene subito dopo la Via Crucis, un evento simbolico che riporta Roma alle sue radici, al suo passato che non può mai essere disgiunto dal suo futuro. Anche questo è un altro segno da cogliere. Gianni Alemanno è un sindaco che ha saputo rinnovare la tradizione dentro Alleanza nazionale e il Pdl. Il suo intervento al congresso fondativo del partito di Silvio Berlusconi fu molto importante: ancorato alle radici cristiane, ai valori della famiglia, maturo, ormai indipendente dal percorso politico eccentrico del suo leader, Gianfranco Fini. Renata Polverini, la candidata che avrebbe dovuto rappresentare un elemento più laico, vicino alle posizioni semi-progressiste del presidente della Camera, nel corso della campagna elettorale ha mostrato un volto diverso da quello che le avevano dipinto addosso. Il voto cattolico in queste elezioni regionali ha pesato come un macigno. E non è andato all'Udc, il partito che si dichiara orgogliosamente erede della tradizione democristiana.   I cattolici hanno votato per il nocciolo duro del centrodestra, il Pdl e la Lega. Al nord il partito di Bossi ha catalizzato i consensi dei moderati che credono, a Roma e nel Lazio la Chiesa ha fatto sentire la sua voce e i cattolici hanno scelto di premiare la lista Polverini e il Pdl in provincia. I centristi sono rimasti spiazzati e con il cerino in mano. L'Italia non è la Spagna zapaterista. I laicisti sono forti sui giornali, nelle televisioni, nelle università, nelle case editrici, nei centri di potere dell'intellighentsia, ma nel Paese reale sono vulnerabili. La sinistra ha consenso nella metropoli ma quando si va in campagna, nella provincia, non convince, arranca, s'incarta. Un tempo vinceva grazie al voto della Capitale, stavolta ha perso perché anche Roma le ha in parte voltato le spalle. Il centrodestra in città non ha vinto, ma il distacco è stato minimo e così i voti metropolitani non sono bastati a rovesciare quel che accadeva a Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone. È uno scenario in grande movimento in cui i cattolici sono stati un fattore decisivo.   La candidatura della Bonino ha preso quasi le sembianze di una provocazione per la storia di questa terra. Non ci voleva un politologo per capire che avrebbe fallito. L'Italia cattolica e borghese - sì, proprio così, borghese - la pensa diversamente rispetto alle colonne pensose dei giornali dell'establishment. Stiamo assistendo da molti anni a un fenomeno che nessuno vuol registrare perché non rientra nello schema mentale dei progressisti: l'Italia si sta piano piano riprendendo dalla sbornia del Sessantotto e sta tornando - come scriveva Longanesi - «la prudenza borghese, l'onestà borghese, la dignità borghese» che erano state scaraventate nell'angolo durante «la grande stagione lirica del coro politico, l'ora delle idee cantate, il tempo canoro del socialismo». Ecco perché nonostante sia una «minoranza creativa» in un Paese secolarizzato e in molti casi disorientato, la Chiesa ha ancora un ruolo importante nella società italiana. Le elezioni hanno incenerito le illusioni di un centro che credeva di avere il monopolio del rapporto con i cattolici e demolito l'idea della sinistra che si possa fare a meno di tenerla in considerazione quando si parla di politica. Ma il centrodestra non si culli nell'altra illusione: quella di avere in mano la cambiale in bianco di un Vaticano sotto attacco planetario. Polverini e Alemanno sono i rappresentanti di uno Stato che celebra quest'anno i suoi 120 anni. La Chiesa ha duemila anni di storia. E sa ancora guardare lontano.  

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