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L'amore ha sconfitto l'odio

Il premier Silvio Berlusconi

Umberto Bossi assopigliatutto

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«È una vittoria del presidente». È il commento unanime del Pdl. Berlusconi è riuscito ancora una volta a invertire il trend di una partita che sembrava persa. Berlusconi ci riesce ancora una volta, con uno scenario difficile e per molti versi avverso. Scendendo in campo, gettandosi anima e corpo in questa sfida, «mettendoci la faccia», andando personalmente nei territori più difficili, comunicando in tutti i modi agli elettori quello che stava succedendo nel suo partito. Le inchieste giudiziarie, il caos delle liste, persino gli attriti interni e le liti sulla partecipazione alla manifestazione di San Giovanni. Ha scelto come slogan dell'intera campagna elettorale «l'amore vince sempre sull'odio» e lo ha portato in giro per l'Italia rendendolo il principale distinguo con il centrosinistra: «Loro sono sempre arrabbiati e invidiosi. Noi siamo sempre positivi e sorridenti». Scongiurato anche il tanto temuto effetto Sarkozy: un po' di astensione c'è stata, è vero. Ma di certo, nulla a che vedere con il declino che si prospettava per il premier, per la maggioranza. Primi dati alla mano, Berlusconi è soddisfatto: «Mi davano in declino, ed invece... Gli italiani stanno con me». Come al solito, aspetta di avere i dati definitivi prima di rilasciare commenti ufficiali. Non solo. Ma per la prima volta il Cavaliere segue lo scrutinio a Roma, e non nella sua villa ad Arcore. Resta tutto il pomeriggio in contatto con il partito, sente più volte al telefono i coordinatori, e i suoi più stretti collaboratori. «È più che soddisfatto», racconta chi l'ha sentito. «Anche se alla fine dovessero essere solo quattro i governatori del centrodestra sarebbe comunque una vittoria perché avremmo raddoppiato le regioni». È rimasto chiuso a palazzo Chigi. Dopo aver mostrato la sede del governo ad una scolaresca di Washington, ha guardato gli ultimi dati in televisione con i più stretti collaboratori. A quanto si apprende ha chiamato Roberto Cota, per informarsi del testa a testa in Piemonte. E in serata lo raggiungono Verdini, La Russa, Gasparri e Alfano. Con loro ha ragionato sui dati disponibili: oltre al fatto di aver strappato due regioni al centrosinistra (Campania e Calabria), altro motivo di soddisfazione sta nel numero di votanti: vincente sarà chi governerà la maggioranza degli italiani, aveva detto più volte in campagna elettorale. Obiettivo apparentemente raggiunto dal Pdl, come ha sottolineato Mario Valducci secondo il quale «le nove regioni governate rappresentano oltre 32 milioni di cittadini rispetto ad un totale di 70 milioni». Certo, le partite in Piemonte e nel Lazio erano dall'inizio decisive. Regioni verso le quali tutti gli occhi del Pdl sono rimasti puntati fino a tardi notte. La prima data per chiusa già all'ora di cena, con Roberto Cota in netto vantaggio su Mercedes Bresso. Sulla seconda il discorso è un po' diverso. Il testa a testa fino all'ultima scheda tra le due candidate, Renata Polverini ed Emma Bonino, per il premier è il segnale di come nel Lazio la corsa elettorale sia stata falsata da quello che è successo per la lista Pdl. «Con la nostra lista ci sarebbe stato un successo netto». Il successo è arrivato comunque, «un risultato storico». È chiaro che al premier non è nemmeno sfuggita la grande crescita della Lega al Nord e, con alcuni interlocutori, ha ammesso che lì qualche correzione di rotta il Pdl lo dovrà subire. Ma allo stesso tempo Berlusconi sarebbe parso convinto di poter gestire la "golden share" del Carroccio. «Finché c'è Umberto Bossi - avrebbe detto - la Lega non sarà un problema. Con lui si trova sempre un accordo». Toni diversi, quelli utilizzati dal Cav invece nei confronti dell'Udc. Dovevano essere determinanti ovunque - ha detto - e invece si è dimostrato che gli elettori non li hanno seguiti. Unica nota stonata, il risultato della Puglia. Brucia, infatti, la vittoria di Nichi Vendola grazie al contributo determinante dei centristri. Il premier non avrebbe affatto digerito l'affermazione del candidato del centrosinistra e sarebbe molto dispiaciuto per come è stata gestito il caso Puglia, sin dall'inizio. Berlusconi, convinto che questo voto abbia rafforzato la sua guida, avrebbe auspicato anche una maggiore unità d'intenti nel partito: ora stop a bastian contrari, a chi sta sempre lì a fare distinzioni (Fini?). Il risultato di queste elezioni andrà a pesare sicuramente nel rapporto tra i due cofondatori del Pdl: dopo i tanti distinguo fatti da Fini, ora Berlusconi vuole davvero mettere fine a questo continuo attrito. In vista dei prossimi tre anni di governo, decisivi per le riforme, i due dovranno rinegoziare i rispettivi spazi nel Pdl ed il risultato delle regionali - che il premier ha personalizzato - avrà il suo peso. Si tratta a questo punto solo di aspettare.

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