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segue dalla prima Servirebbe un provvedimento che modernizzi il Paese e lo liberi da soperchierie, furbizie, clientele, mezzucci, scorciatoie, sprechi, raccomandazioni, corruzione, tangenti e sopraffazioni di ogni tipo.

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Possiamosognare che il valore economico di un appalto pubblico assegnato dopo una gara, non cresca subito dopo attraverso qualche sotterfugio? E, soprattutto, che l'appalto realizzi in tempi certi l'opera per la quale è stato varato? Quanto costa imporre regole stringenti e controllare che siano osservate? Vorremmo poterci aspettare che un asfalto steso male, magari con una miscela più leggera del dovuto, sia ripristinato subito a spese dell'azienda che lo ha realizzato male. E soprattutto, vorremmo che al diritto di ognuno corrisponda un servizio certo, e in tempi certi, senza dover subire il ricatto di una tangente, sotto qualsiasi forma venga imposta. Se la pratica è lecita non deve essere consentito che imbocchi corsie privilegiate o di sorpasso. Quanto costa un meccanismo che non permetta all'impiegato di rallentare il suo lavoro e che consenta invece al dirigente di controllare? Quanto farebbe decollare il lavoro e le pratiche una norma che imponga il licenziamento in tronco in flagranza di reato? E quanto, legare una parte del salario alla propria produttività (compresa quella dei magistrati)? Vorremmo che a scuola i professori siano severi e insegnino davvero le materie per le quali vengono pagati, perché il futuro dei nostri giovani è legato a quello che riusciranno a imparare sui banchi di scuola. In un'economia che compete sempre di più sulle conoscenze, un cattivo insegnamento oggi pregiudica la ricerca di un posto di lavoro domani. Quanto costa pretendere serietà dai professori svogliati e obbligarli a una verifica, almeno ogni tanto, sulle loro capacità? E quanto costa dirottare, almeno in parte, le risorse alle scuole e alle università che fanno eccellenza, che richiamano gli studenti da ogni parte del Paese, che si aprano al mondo internazionale, impedendo alle altre di vivacchiare sulla moltiplicazione di improbabili corsi di laurea e materie? I milioni di laureati che sfornano ogni anno Cina e India non faranno nessuno sconto ai nostri figli. Gli abbiamo già sottratto la pensione, vogliamo assicuragli almeno un'istruzione che li metta in condizione di garantirsi un futuro lavorativo? Chi non sottoscriverebbe questo patto? Sarebbe bello che le auto non parcheggiassero più in seconda e tripla fila e che i vigili facessero veramente rispettare il codice della strada. In America l'hanno chiamata tolleranza zero e nessuno si azzarda più a salire con una ruota sui marciapiedi. In Svizzera se l'auto fuoriesce dalle strisce di qualche centimetro ti piomba addossa una pattuglia di vigili che ti multa, e se commetti un'infrazione, sempre con l'auto, ti aprono un procedimento penale che ti fa passare la voglia di riprovarci per il resto della tua vita. In Italia è caos selvaggio e i comuni non riescono neppure a riscuoterla, quella multa. Certo, il rispetto di una fila dietro uno sportello non si può assicurare per legge, ma perché non provarci a iniettare un po' di senso civico già nelle scuole, quando gli italiani sono un po' più malleabili? È troppo sognare un Paese dove i camion della spazzatura passino alle quattro del mattino e non alle dieci? Dove il carico scarico merci sia rigorosamente regolato e rispettato? Dove le strade siano pulite e i muri non imbrattati? È lecito aspettarsi che qualcuno stringa finalmente la cinghia alle regole? Non vogliamo rassegnarci a diventare sempre di più un Paese marcio e puttana, soggiogato da mafie, criminalità, corrotti e furbi. Vogliamo qualcuno che ci dia almeno la speranza di poter cambiare, che ci faccia sognare un Paese normale e pulito dove il merito trionfa e i furbi facciano la coda. E dove la classe dirigente sia all'altezza del suo compito e delle sue responsabilità. Insomma, caro Presidente, le riforme istituzionali sono fondamentali, aspettiamo con ansia quella fiscale, ma lo sa qual è quella che davvero si aspettano i cittadini per bene? La rivoluzione della normalità. Un cittadino qualunque

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