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Isabella Rauti: "Prima di tutto la famiglia tradizionale"

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Isabella Rauti

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Rilegge un librettino sulla Chiesa di Santa Maria in Via, su cui affacciava il finestrone del suo ormai ex ufficio al ministero per le Pari Opportunità. «La chiesa della Madonna del Pozzo ha un'energia particolare», confessa Isabella Rauti. Il suo vecchio incarico, quello di capo Dipartimento al dicastero di Mara Carfagna, in fin dei conti già le manca. Ha scelto di fare il salto, entrare in politica. Anche se in politica in effetti c'è sempre stata: il padre, Pino, leader della destra e segretario del Msi, il marito sindaco di Roma. Ora in lizza nel listino della Polverini, dunque consigliera regionale se vincerà il centrodestra. Dottoressa, perché stavolta ha scelto di essere in campo? «Mi era già stato offerto per le Europee. Ma non avrei mai accettato di andare a raccogliere le preferenze nella città in cui mio marito è sindaco. Stavolta, innanzitutto, è candidata una donna e non una qualsiasi, Renata Polverini, una brava e che mi è sempre piaciuta. Non potevo stare ferma proprio ora e, comunque, anche se non fossi stata candidata mi sarei data da fare per lei». D'accordo, ma lei è la moglie del sindaco. La moglie di Napolitano, la signora Clio, ha avuto da ridire sulla sua candidatura? «Mi dispiace. Le ho educatamente risposto di considerare il mio curriculum. Ho sempre fatto politica, e mi sono impegnata nel sociale e nelle pari opportunità, fin dagli anni Novanta, tanto che Tatarella mi indico per il Msi nella commissione nazionale parità di Palazzo Chigi, ai tempi in cui c'erano Silvia Costa, Livia Turco, Alma Cappiello. Se crediamo nelle pari opportunità, non possiamo impedire ad una donna di fare politica solo perché è moglie di un politico». Conosce da molto tempo Renata? «Da almeno dieci anni. Ho collaborato al suo coordinamento donne dell'Ugl, prima che lei diventasse segretaria del sindacato. Sono stati anni bellissimi, proficui e formativi e ci siamo anche molto divertite, sollecitando temi importanti come il rapporto "donne e pace" o la cooperazione internazionale e, naturalmente, il lavoro femminile. Renata è una persona straordinaria e di lei ho sempre ammirato la vocazione sociale». Se vincerà quale sarà la vocazione del Lazio? «La famiglia e la persona sono al centro del suo programma. E strumenti concreti di politiche sociali e socio-sanitarie, come il “bonus bebè”, l'assegno di cura, l'infermiere di famiglia o il quoziente familiare. Ma anche “un'anagrafe delle fragilità” per assistere le fasce più deboli. Insomma, un modello di welfare sussidiario, innovativo anzi rivoluzionario basato sui reali bisogni». E se vincerà la Bonino la famiglia sarà trascurata? «Nel suo programma non c'è un sistema così articolato di aiuti. E, soprattutto, non si privilegia la famiglia tradizionale. Capisco e condivido le preoccupazioni dei cattolici; solo noi difendiamo la famiglia, la vita nascente e la libertà educativa».

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