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Frisullo si chiama fuori: «Mai preso soldi»

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Questala linea difensiva sostenuta dai legali di Frisullo, gli avvocati Michele Laforgia e Federico Massa, durante l'interrogatorio a cui l'esponente del Pd è stato sottoposto per circa tre ore nel carcere di Bari dal gip barese Sergio Di Paola. Per Frisullo i legali hanno presentato al giudice per le indagini preliminari, che si è riservato la decisione, un'istanza di scarcerazione, sottolineando anche le precarie condizioni di salute del loro assistito, che è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e di turbativa d'asta. Nel corso dell'interrogatorio, al quale hanno partecipato i pm Giuseppe Scelsi, Ciro Angelillis e Eugenia Pontassuglia, i difensori di Frisullo hanno anche parlato di un equivoco nel quale sarebbero incorsi gli inquirenti nell'interpretare alcune conversazioni intercettate. Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip è riportata una telefonata in cui Frisullo dice di non essere «in vetrina», ma di stare ancora«nel negozio». Per gli inquirenti questo significherebbe che Frisullo avrebbe continuato a tenere rapporti d'affari discutibili; per i difensori il "negozio" non sarebbe altro che il suo partito. Circostanza che, sempre per i legali, verrebbe avvalorata dal fatto che il presunto imprenditore "Romano" citato in una telefonata sarebbe invece il consigliere regionale Pd Giuseppe Romano, così come "Giovanni" e "Giancarlo" non sarebbero altri che due politici del Salento, il sindaco di Arnesano, Giovanni Madaro, e il candidato sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta.

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