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Ora anche il Pd è contro i giudici

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Mazzarano

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BARI - Un comizio per difendere Michele Mazzarano. Sceglie la piazza il Partito democratico come reazione alle ultime rivelazioni giudiziarie che indicherebbero l'ex responsabile regionale dell'organizzazione come beneficiario - insieme all'ex vice presidente della giunta Vendola, Sandro Frisullo - di mazzette da parte dell'imprenditore Giampaolo Tarantini. Un migliaio di persone sono scese in strada e hanno partecipato ieri sera alla manifestazione promossa a Massafra per solidarizzare con il proprio concittadino, coinvolto nel tritacarne mediatico della Sanitopoli pugliese. Sul palco nessun politico di primo piano, ma tanti esponenti locali del Pd, tra cui l'assessore alla Provincia di Taranto Vito Miccolis, oltre allo stesso Mazzarano, molto segnato ma determinato nell'affermare la sua estraneità al sistema di corruzione al centro dell'inchiesta. I toni della nota diffusa dal Pd sull'evento sono talmente intrisi di garantismo che nell'incipit ricalcano una certa retorica contro il giustizialismo: "Dopo la fuga di notizie dalla procura barese, dopo la bolla mediatica creata intorno il comizio rappresenta l'appoggio e la dimostrazione di affetto che tutto il Partito democratico della provincia di Taranto dà a Michele Mazzarano: si trasformerà in una manifestazione di solidarietà con numerosi esponenti democratici e le migliaia di elettori che ancora vogliono vederlo impegnato in politica". Mazzarano era lanciato verso una carriera politica di grande prestigio, nella corrente vicina a D'Alema: cresciuto nella scuola politica degli ex Democratici di sinistra, era stato tra i protagonisti dell'esperimento innovativo delle liste degli "Studenti democratici" (distanti dai collettivi e dalla sinistra radicale) alle elezioni universitarie fin dalla metà degli anni novanta, oltre che nel recente passato responsabile esteri della Sinistra Giovanile. Fino a sabato era candidato al Consiglio regionale della Puglia, nella lista del Pd in provincia di Taranto. Dopo la diffusione delle rivelazioni e delle accuse a suo carico mosse da Tarantini ha scelto di ritirarsi per non danneggiare la coalizione a pochi giorni dal voto. Ha definito il suo "un ritiro sofferto". «Ma la situazione che si è determinata - ha spiegato il dirigente democratico - rischia di penalizzare l'intero centrosinistra e segnatamente il Pd. Io invece voglio contribuire a mantenere indenne da ogni sospetto la coalizione che sostiene Vendola e il mio partito. Queste sono le motivazioni politiche che mi spingono a tirare i remi in barca». In una intervista a "la Repubblica", ha respinto ogni accusa in maniera perentoria: «Io non ho mai preso tangenti». E ha negato «nel modo più fermo e risoluto di essere stato il destinatario di tangenti da parte di chicchessia e in particolare dal Tarantini». Il suo legale, Gianni Di Cagno, ha rafforzato la tesi di Mazzarano, puntando il dito contro «la malattia del circuito mediatico-giudiziario pressoché irreversibile». Stamattina, intanto, è previsto il primo interrogatorio per Sandro Frisullo, dopo l'arresto di giovedì scorso: i legali dell'ex numero due della giunta regionale, Michele Laforgia e Federico Mazza, ne chiederanno la scarcerazione.

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