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L'ascesa di Alemanno

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Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

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Al Circo Massimo sono da poco passate le 15. Il sindaco di Roma Alemanno è alla testa del corteo, tra la candidata del centrodestra alla Regione Lazio Polverini e la deputata Lorenzin. Regge il manifesto «L'amore vince sempre sull'odio», che è lo slogan della giornata. A pochi passi ci sono i ministri e altri esponenti della maggioranza. Arrivati all'altezza del Colosseo, Alemanno cambia strada e raggiunge San Giovanni. Non ci pensa due volte. Vuole esserci, non soltanto come un sindaco che accoglie i sostenitori del proprio partito. Come qualcosa di più. Sale sul palco e saluta la folla che sta riempiendo la piazza, mentre i due cortei si snodano ancora per le strade del centro. Va dietro il palco, rivede il discorso, fa le ultime modifiche. È l'unico che parlerà prima del premier Berlusconi. Non è un particolare, questo. Soprattutto perché è stato proprio Berlusconi a scegliere questa formula. Al sindaco l'hanno detto due giorni fa: all'inizio sul palco ci sarebbe stato soltanto lui al fianco del presidente del Consiglio. Avrebbe parlato, poi avrebbe ceduto la parola al premier sulle note dell'inno d'Italia. È andato tutto secondo copione. Anche meglio per il primo cittadino della Capitale: «Oggi emerge con forza che il Pdl non è un'invenzione burocratica ma un fatto vero, reale, popolare» ha detto Alemanno catalizzando su di sé il consenso che ancora una volta si è ritrovato intorno a Berlusconi. Ma ha anche aggiunto: «Serve una svolta alla politica. Noi vogliamo una politica diversa. Sui fatti, sulle riforme e non sull'odio». Le parole d'ordine sono in linea con quelle del premier: «Il governo del fare anche a Roma e nel Lazio», «Basta con le politiche dell'odio». Frasi che Berlusconi ripeterà di lì a poco presentando i candidati alle Regionali del 28 e 29 marzo. Frasi che sono nero su bianco nell'opuscolo di 32 pagine con i numeri della Roma di Alemanno. Ne hanno stampate 700 mila copie, circa 600 mila arriveranno in questi giorni nelle case delle famiglie romane. Le altre sono da ieri nei gazebo del Pdl. In piazza ce n'erano quasi 30 mila. Per dire a tutti che la città eterna sta facendo passi avanti, che le cose sono cambiate, che Alemanno c'è. L'hanno pensato due mesi fa: un libretto che potesse «salvare» Roma da un'eventuale campagna elettorale contro Alemanno e la sua Giunta. I reati diminuiti, la tolleranza zero contro prostituzione e degrado, l'addio ai campi nomadi, la nuova viabilità e il verde, il risanamento dei conti e delle aziende partecipate, il riscatto delle periferie, le nuove assunzioni. Si chiama «Roma la città che cambia - 2010 l'anno della svolta». È stato completamente finanziato dal Pdl: perché le elezioni regionali si vincono a Roma ma anche perché Alemanno sta crescendo. E il partito lo sa. In due anni ha ricomposto le fratture con una parte della destra: Storace è presidente di una Commissione capitolina. Ha stretto alleanze con il potere romano, si fa apprezzare dai cattolici, detta la linea. Che è la più vicina, rispetto agli altri leader, a quella di Berlusconi. I problemi non affrontati dal centrosinistra, ragiona Alemanno nell'opuscolo, «hanno spinto i cittadini di Roma a cambiare rotta, scegliendo una nuova politica concreta e progettuale. Siamo convinti di aver già ottenuto buoni risultati». Il sillogismo non fa una piega: «Questo percorso sarà rafforzato e accelerato se, dopo il Comune di Roma, anche la Regione Lazio volterà pagina con la vittoria di Renata Polverini». Perché le elezioni si vincono a Roma, perché Alemanno ha ancora tanto da vincere.

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