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Farefuturo batte Generazione. Sul web

Gianfranco Fini

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Ore 21.30 di ieri. Facebook, il social network più cliccato del web ha decretato il migliore: Farefuturo batte Generazione Italia 1005 a 842 iscritti. Anzi, a onor del vero, la fondazione presieduta da Fini strabatte quella gestita dal vicepresidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino dato che la pagina di Farefuturo sul web è nata alle 19.37 di martedì sera mentre quella di Generazione Italia l'ha anticipata di quasi due giorni iniziando a trasmettere lunedì alle 7.40. Una battaglia che logicamente finirà senza vinti né vincitori sia per l'assenza di regole definite sia perché molti iscritti di una fondazione hanno aderito anche alla seconda. Però, il fatto che le due associazioni abbiano scelto di approdare in Facebook a distanza di pochi giorni una dall'altra getta benzina sul fuoco di una situazione che rischia di rendere ancora più tesi i rapporti tra le varie anime del più grande partito del centrodestra.  È stato proprio Gianfranco Fini, ieri mattina, annunciando lo sbarco della fondazione sul social network durante un dibattito sul centocinquantenario dell'Unità d'Italia, a riprendere le redini del discorso: «Se la politica non discute, qualcuno lo deve pure fare» e quel "qualcuno" per il presidente della Camera non è così indefinito come la grammatica insegna. Infatti è proprio lui a riconoscere ad associazioni e fondazioni il compito di «mettere un po' di sale in una minestra troppo sciapa». Questa volta però si sta rischiando che quel pizzico di sale diventi un'abbondante manciata, rendendo il dibattito, magari anche all'interno dello stesso partito, indigesto. E sono proprio le iniziative di Fini a finire sotto il «fuoco amico» del centrodestra, tanto che l'affondo più duro arriva dal coordinatore nazionale del Pdl, Sandro Bondi che tuona: «Farefuturo e Generazione Italia cadono nell'errore di una politica astratta che vive più di parole che di fatti concreti», mentre Fini «non dovrebbe mettere in discussione ad ogni pié sospinto l'impegno e i risultati» di Silvio Berlusconi. Con l'ex leader di An però si schiera il Secolo d'Italia secondo cui finalmente «il Pdl si mette in moto»: malgrado i «soliti veleni sui finiani», l'accelerazione movimentista ha successo. E questo lo spera soprattutto la terza carica dello Stato che invita quindi «a non spingere la critica alla politica agli eccessi del qualunquismo e dell'antipolitica», perché «non ci guadagnerebbe né la politica né la società». Così, mentre da una parte Fini ricorda l'Unità di Italia, dall'altra rimarca la necessità di un «nuovo patto rifondativo tra gli italiani» e auspica che il 2011 sia l'anno della ripartenza del Paese e delle riforme». Proprio quelle le riforme che stanno particolarmente a cuore al presidente della Camera, comprese quelle federaliste. Ma attenzione - ammonisce Fini - perché «il federalismo è una grande opportunità ma anche una sfida che, se non è ben gestita, può rendere più forte il divario tra Nord e Sud» e «far regredire portando a quella secessione morbida di cui parlava il professor Gianfranco Miglio».

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