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Silvio passa al contrattacco

L'avvocato difensore di Silvio Berlusconi, Nicolò Ghedini

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Berlusconi passa all'attacco. Nella inchiesta di Trani si registrano «pesanti violazioni di legge», e quindi più che preoccupato - ripete il premier - sono «scandalizzato». «È una iniziativa grottesca», perché - spiega - «sono intervenuto a destra e a manca per sollecitare che non si facessero i processi in Tv a persone che sono già sotto processo davanti ai giudici, con accuse forti e precise, e questo senza dare agli accusati nessuna possibilità di difesa». «Le mie posizioni - rivendica in un'intervista al Gr1 - non soltanto sono lecite ma doverose, le mie sono le posizioni di tutte le persone perbene e di buonsenso. C'è un diritto del presidente del Consiglio a parlare al telefono con chiunque senza essere intercettato anche surrettiziamente come invece avviene qui». Per il Cavaliere, che parla anche di «clima avvelenato» come già aveva fatto domenica, «la sinistra ha armato le procure contro di noi e usa le intercettazioni e la giustizia ad orologeria per la sua campagna di insulti». Insomma, Berlusconi alza il tiro. E lo farà ogni giorno di più che si avvicina la data delle elezioni. In privato è stato anche più esplicito. Parlando con un esponente del Pdl aggiunge: «C'è un meccanismo sistematico. Tramite le intercettazioni indirette da anni risalgono a quello che dico e che voglio fare. È ora di dire basta». Ovviamente non è passata inosservata la coincidenza con le elezioni: «Io indagato per concussione? Mi fanno ridere, è solo un favore elettorale», ha insistito. Berlusconi si trova ad affrontare la seconda campagna elettorale in pochi mesi con registrazioni telefoniche e non che la fanno da protagonista, con inchieste giudiziarie che in qualche modo lo coinvolgono. Il capo del governo non commenta il fatto di essere indagato. Lo fa il suo avvocato Niccolò Ghedini: «Se davvero a Trani si prospetta nei confronti del presidente Berlusconi la concussione e la violenza o minaccia a corpo politico, amministrativo o giudiziario, si è fuori da ogni logica e in una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile. La tesi non è soltanto destituita di ogni fondamento in fatto ma è contraria al buon senso e a ogni possibile ipotesi contenuta nel codice. Che una simile contestazione sortisca proprio a pochi giorni dalle elezioni e con continue fughe di notizie, che non possono che provenire dall'interno, non sorprende ma vi dovrebbe essere un limite alla fantasia giuridica della magistratura». Di fronte a questa situazione il Pd sceglie la strada di cavalcare l'onda giudiziaria e attaccare. Massimo D'Alema (che pure venne coinvolto in una vicenda di intercettazioni telefoniche e allora protestò vibratamente) infierisce e accusa il premier di brigare per affossare la libertà di espressione al fine di «mettere sotto controllo tutti i mezzi di informazione». Se proprio deve usare il telefono - ironizza il segretario del Pd Pier Luigi Bersani- Berlusconi parli di «qualcosa che interessa più da vicino gli italiani». Si lancia sulla vicenda che il leader Udc Casini per dire che le intercettazioni i «conflitti di potere, l'eterna lotta tra Berlusconi e i magistrati, sono questioni che non interessano gli italiani». Il Cavaliere lo sa che il rischio è che si finisca a parlare solo di intercettazioni e ne ha solo da perdere. E per questo manda un messaggio ai pidiellini: «I nostri elettori sanno benissimo che per sconfiggere questa sinistra devono votare senza farsi influenzare dall'indifferenza e senza cadere nel tranello di coloro che li invitano all'astensionismo». A questo punto tutti gli sforzi sono concentrati sulla piazza.

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