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Berlusconi guarda a Parigi per evitare errori in patria

Il primo ministro Sarkozy con il premier Silvio Berlusconi

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Destini paralleli che a volte, sfidando i teoremi più elementari, si incrociano. Nella storia, nella politica, nell'economia. Il registro dei rapporti tra Italia e Francia è sempre stato questo. Così oggi ancora una volta la convergenze sono forti. I due leader, Berlusconi e Sarkozy, restano due personaggi carismatici nel panorama europeo. Il loro ciclo elettorale è conciso con la forte affermazione della destra nel Vecchio Continente. Oggi, entrambi, dovranno costruire il loro futuro politico tenendo conto del test elettorale regionale. Ha cominciato ieri la Fancia, con la prosecuzione nel ballottaggio di domenica prossima, in Italia si andrà al voto solo una settimana dopo. E i risultati non saranno influenti sulla dinamica futura della loro vita politica. Destini paralleli dunque che si incroceranno solo qualche settimana dopo a Parigi. Sul tavolo i dossier economici. Quelli ancora in ebollizione come il nucleare nella quale l'alleanza tra Edf e l'Enel, ormai formalizzata, per la costruzione di 4 centrali in Italia. Ma sarà un po' tutta l'energia a essere messa sotto la lente nelle stanze dell'Eliseo. Compresa quella delicata trattativa tra la capitolina Acea e il colosso Suez-Gdf, un tempo sposi promessi, oggi separati in casa, a un passo dal divorzio sancito dalle carte bollate. Non mancherà un focus nella finanza. Da sempre terreno di scontro ma anche di forti sodalizi tra i due paesi. Come dimenticare l'arrivo serafico della Bnp-Paribas nella Banca Nazionale del Lavoro al centro di contese e scalate nel 2005. E la partita che probabilmente per l'incontro parigino sarà già in chiusura della governance di Mediobanca e Generali, due gioielli della finanza italiana nelle quali i francesi hanno potuto sempre dire la loro. Nel gruppo assicurativo di Trieste ancora oggi siede Antoine Bernheim, amico del finanziere bretone Vincent Bollorè, a sua volta sponsor di Sarkò. Fili tessuti negli anni che continuano a creare l'humus su cui i destini dei due Paesi tendono a replicarsi. Una similitudine politica quella dei due leader al potere che portò Pierre Musso, filosofo e docente all'Università di Rennes, a coniare in un libro il termine di Sarkoberlusconismo. Una lettura incrociata delle «due facce della rivoluzione conservatrice». Entrambi esponenti del Partito popolare europeo, eroi di una «destra decomplessata, apertamente neoliberista sul piano economico e conservatrice, se non restauratrice e autoritaria sul piano politico-morale». Musso descrive il «cesarismo sarkoberlusconiano» che si traduce «nella tematica dell'uomo nuovo», mette al centro «la nazione» e la contrappone a «un'Europa a cui sono imputati tutti i mali economici e sociali». Grandi destini. Simili. Ma Berlusconi questa volta guarderà a Parigi per non farli incrociare. Il test regionale non ha premiato Sarkozy. Il Cavaliere ha due settimane per comprendere dove il collega francese ha sbagliato e per non ripetere gli stessi errori.

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