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La giornata beata di Bertolaso

Guido Bertolaso con il Papa Benedetto XVI

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Ci sono incontri formali - imbrigliati dal protocollo - che pure riescono a sorpassare l'ufficialità, ad allargarsi oltre l'occasione che li ha generati, a significare molto di più. L'udienza che ha portato in Vaticano, dal Papa, Guido Bertolaso con gli ottomila uomini della Protezione Civile - i suoi ragazzi, i suoi volontari - è stata esattamente così. Ogni parola, ogni gesto rimandavano ad altre parole, ad altri gesti. Ieri si sono trovati di fronte, e si sono guardati negli occhi a lungo, l'uomo infangato ma amato dalla stragrande maggioranza degli italiani, per lo slancio in difesa del prossimo, e chi parla al mondo in nome di Cristo, che per gli altri ha dato la vita. Una giornata programmata da tempo. Da quando Bertolaso e i suoi erano accorsi - l'ultimo 6 aprile - in aiuto dei disperati dell'Aquila. «Esattamente undici mesi fa», ha ricordato il sottosegretario prima di baciare la mano a Benedetto XVI, e poi stringerla, fissando il Papa. Il Vaticano non modifica se non in casi eccezionali la propria agenda. Ma in questo caso Oltretevere a nessuno è balenata l'idea di rinviare. Non c'è cricca che tenga. Non c'è insinuazione che conti. Ci sono i fatti e la dignità di ciascuno. Così, con orgoglio, il capo della Protezione Civile ha salito i gradini bianchi che lo hanno avvicinato al Santo Padre. Avvicinato a un Ratzinger proprio in queste ore bersaglio di basse falsità - smentite da carte, date, cronaca - che lo colpiscono negli affetti familiari. Per questo le parole del Pontefice sono risuonate più pregnanti. Con un senso amplificato. «Missione», «vocazione», ha definito il Papa il lavoro degli ottomila che aveva di fronte. Un impegno «nei casi tragici di calamità ed emergenza» a «proteggere le persone e la loro dignità, beni centrali della società civile». Ecco, il Papa ringrazia Bertolaso e i suoi perché si adoperano a salvaguardare non solo la vita, ma la «dignità» delle persone. Ed è facile pensare a chi cospira per levarla, la dignità, a certe persone. C'era Gianni Letta - il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il politico più vicino alla Protezione Civile - ad accompagnare gli ottomila coi giubbotti di tutti i colori (quello blu lo ha voluto indossare Benedetto XVI). E il riferimento del Pontefice al corpus di norme che definiscono il Diparimento è stato un puntello a chi mette in dubbio le modalità di azione dell'organismo operante in seno a Palazzo Chigi. «Le finalità e i propositi della vostra associazione hanno trovato riconoscimento in appropriate norme legislative, che hanno contribuito al formarsi di un'identità nazionale del volontariato di Protezione civile, attenta ai bisogni primari della persona e al bene comune», ha voluto puntualizzare Ratzinger. È stato come spazzare ogni ombra. È il riconoscimento del valore del fare, del Paese che agisce, che si rimbocca le maniche, che opera senza risparmiarsi, affondando i piedi nel fango. «Lo Stato, il welfare non può sostituire l'amore del prossimo», ha detto il Papa. E ancora: «Sempre ci sarà solitudine e situazioni in cui è indispensabile un aiuto». Così «i cari amici» volontari, coloro che «fanno più del loro stretto dovere» sono «oltre che custodi del territorio, icone viventi del buon Samaritano». Bertolaso incassa la stima. Una considerazione che il Vaticano ha per lui da tanto. Oltretevere nessuno dimentica la sua perfetta organizzazione del Giubileo. E ancor di più, come non si stanca di testimoniare il cardinal Dziwisz, la macchina oliata a puntino dei funerali di Wojtyla, più di quattro milioni di persone confluite a Roma, senza che si contasse un solo ferito. Anche per questo Ratzinger aggiunge a braccio, salutando Bertolaso, un «lo ringrazio per ciò che fa per la società civile e per tutti noi». Una soddisfazione per il sottosegretario che aveva esordito, davanti al Papa: «Conserverò nel cuore questa giornata». Arrivata proprio «in un momento in cui si vorrebbero confondere le responsabilità di alcuni e il merito di moltissimi».

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