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I nababbi del riciclaggio

Nicola De Di Girolamo con il presunto boss della 'Ndrangheta Franco Pugliese (immagine pubblicata dal settimanale L'Espresso)

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È come il pozzo di San Patrizio, senza fondo, il tesoro sequestrato nell'ambito dell'inchiesta broker condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma con il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e il Gruppo antiriciclaggio della Finanza. Case, terreni, Ferrari per milioni e milioni di euro. Il tesoro per centinaia di milioni di euro è rappresentato dai beni - mobili e immobili - che sono stati messi sotto sequestro nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma con il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e il Gruppo antiriciclaggio della Guardia di finanza. In particolare sono stati sequestrati 246 immobili per un valore di 48 milioni di euro, 133 autovetture e cinque imbarcazioni per tre milioni e 700 mila euro, 743 rapporti finanziari, 58 quote societarie per un valore di un milione e 944 mila euro, due gioiellerie. Il valore dei beni localizzati all'estero ammonta a 15 milioni di euro. Sembra un pozzo di San Patrizio, senza fondo, il tesoro scovato dopo la bufera giudiziaria che ha causato gli arresti e la pesante flessione in borsa di Fastweb e Telecom Sparkle (controllata Telecom Italia). Per le due società di telecomunicazioni la Procura di Roma ha chiesto il commissariamento. L'inchiesta sul presunto maxiriciclaggio per circa due miliardi di euro come è esplosa ha creato una bufera definita epocale. Se le ipotesi degli inquirenti saranno confermate dai processi, la maratona investigativa ha scompigliato e smacherato settori che si ritenevano lontani da logiche criminali comuni più ai titolari di autosaloni, balordi e spregiudicati, piuttosto che alle grandi impresa. «Una delle frodi più colossali mai poste in essere nella storia nazionale», l'ha definita il gip Aldo Morgigni. E l'inchiesta non è ancora finita.

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