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Reagire ora i barbari sono tra noi

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El'amaro allarme lanciato dal direttore de Il Tempo, condiviso peraltro dagli osservatori più attenti della vita pubblica, non può che invitarci a riflettere una volta di più sulla preoccupante inadeguatezza della classe politica a rappresentare effettivamente le ansie, i bisogni, gli interessi della comunità nazionale. La deficienza si spiega con l'incolmabile divario tra il cosiddetto Paese reale e l'evanescente Paese legale: vecchia storia che ritenevamo, forse ingenuamente, archiviata con l'avvento della cosiddetta seconda Repubblica. E invece siamo qui, attorno alle dimenticanze del passato recente, a contemplare le distorsioni prodotte dalla commistione perversa tra affarismo e politica. Dove sono i rappresentanti del territorio, che fine hanno fatto gli esponenti della società civile, in quale anfratti si sono nascosti i politici animati da autentica passione? Dispersi, forse, nel campo sterminato di una democrazia senz'anima, priva di nerbo e sostanza nella quale torbidi figuri spadroneggiano nella certezza dell'impunità, sicuri che i politicanti calati dall'alto, imposti dalle segreterie dei partiti a popolazioni che li avvertono come estranei quando non usurpatori, dovranno prima o poi fare i conti con le loro fameliche aspettative, non foss'altro che per saldare debiti contratti al momento dell'ascesa pubblica o dell'affermazione elettorale. Ci si deve meravigliare della corruzione dilagante - per favore finiamola con la storia delle persecuzioni giudiziarie: sappiamo distinguere le bufale dalle verità, anche a prescindere dalle risultanze processuali - quando la politica non è più espressione di istanze territoriali o ideologico-culturali? Nessuno può essere così ingenuo da ritenere di gabbare i cittadini all'infinito credendo di non rischiare nulla. Prima o poi lo sfaldamento del sistema, ancor più devastante di quello che conoscemmo diciotto anni fa, trascinerà nel gorgo non i singoli «rappresentanti del popolo», ma tutto un sistema. E la Repubblica, nel suo insieme, entrerà in uno stato comatoso. Molti segni , malauguratamente, asseverano il nostro pessimismo. L'inerzia di chi potrebbe fare pulizia nelle sue stalle, l'autodifesa d'ufficio di quanti temono per la loro precaria posizione, il nepotismo diffuso nell'avviare a cariche elettive personaggi improbabili, guerre intestine per gestire poteri che diventano politicamente sempre più piccoli ed affaristicamente sempre più grandi: tutto questo, e molto altro ancora, ci preoccupa. E ci fa sentire impotenti, come coloro che alla fine di un'epoca opaca osservavano attoniti il diffondersi della corruzione dei costumi pubblici senza la possibilità reagire. I barbari minacciosi erano alle porte. Oggi sono tra noi.

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