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Fondi Ue, il Lazio rischia la paralisi

Renata Polverini

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BRUXELLES - Non c'è più tempo da perdere. Il Lazio rischia seriamente la messa in mora da parte dell'Unione europea a causa del mancato utilizzo dei fondi comunitari. Per evitarlo bisogna sbloccare le procedure, partecipare ai bandi, presentare progetti. Questi i primi passi da compiere nell'azione di governo. In gioco ci sono la ripresa economica e lo sviluppo del territorio. Da Bruxelles, la candidata del Pdl alla presidenza del Lazio, Renata Polverini, torna sul tema dei fondi comunitari. Un blitz nella Capitale belga per visitare gli uffici della Regione e lanciare l'allarme: «C'è un rischio di una messa in mora da parte dell'Ue. C'è un problema di tempi e procedure. Bisogna agire immediatamente perché in alcuni settori abbiamo un tempo limitato e quindi daremo delle risposte subito». Secondo la candidata Pdl «per uscire dalla crisi e rilanciare lo sviluppo dobbiamo utilizzare tutte le misure possibili: i fondi europei sono una di quelle». Tira i fuori i numeri, la Polverini, per rappresentare cinque anni di politiche comunitarie sbagliate da parte della giunta regionale. «I fondi comunitari destinati al Lazio per l'attuale periodo di programmazione 2007-2013 insieme alle risorse nazionali ammontano a 2,1 miliardi di euro, tra politiche di coesione e di sviluppo rurale. Queste risorse vanno spese entro i tempi definiti altrimenti si rischia di perderle». Nel dettaglio, nel triennio 2007-2009, «la Regione ha utilizzato 198 milioni di euro di fondi Ue a sua disposizione su 608 milioni, circa un terzo» e «ha partecipato ad appena 45 progetti su un totale di 2931 complessivi. Un'occasione persa». Il problema, secondo la candidata Pdl, «non è a Bruxelles, ma a Roma», perché l'uso dei fondi «può e deve essere migliorato per quanto riguarda la facilità di accesso da parte di imprese e cittadini, la velocità delle procedure, i tempi di erogazione delle risorse, la verifica dei risultati». Per questo la Polverini ribadisce l'intenzione e la necessità di istituire un Centro di coordinamento delle politiche comunitarie che faccia campo direttamente al governatore con una «struttura tecnica di supporto alla progettazione nel territorio attraverso la collaborazione con gli enti locali, le imprese, le università e i centri di ricerca e che si occupi di realizzare e di monitorare i progetti, in particolare delle piccole e medie imprese e dei piccoli Comuni». Fondamentale, per l'ex leader Ugl, sarà anche investire sulla formazione: «Paghiamo l'assenza di professionalità capaci di guidare l'imprenditore nel percorso di accesso alle risorse. I progetti non possono essere improvvisati, ma vanno realizzati secondo criteri tecnici e formali che richiedono adeguate competenze». Un ruolo fondamentale, in questo senso, può giocarlo l'ufficio della Regione Lazio a Bruxelles, «un'antenna positiva e utile da supportare maggiormente» e dove «sono presenti professionalità che devono quotidianamente interagire con la Regione e con la presidenza, perché quello con l'Europa è un rapporto strategico che il Lazio deve recuperare» per rilanciare soprattutto «agricoltura, pesca e turismo». A quest'ultimo proposito, la Polverini lancia l'idea di istituire una «Casa Lazio» nella Capitale belga: «Sarà una vetrina - spiega - dove esporre le nostre produzioni di qualità e di eccellenza, a partire da quelle enogastronomiche, dell'agroalimentare, dell'artigianato e le offerte turistiche». Non mancano le polemiche, nella sortita belga della Polverini, che rinfaccia alla giunta di centrosinistra «la mancata concessione dell'uso della sala conferenze» negli uffici di Bruxelles. Pronta la replica da Roma: la sede istituzionale a Bruxelles non può essere usata per un evento elettorale e comunque «l'incontro con i giornalisti c'è stato lo stesso».

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