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I piccoli traballano Abete piazza i suoi

Pambianchi (foto Pizzi)

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Nel Consiglio generale che a metà maggio eleggerà il prossimo presidente della Camera di Commercio di Roma, dopo i 17 anni di Mondello, entrano Brunetto Tini (Tecnopolo), Innocenzo Cipolletta (Fs) e Maurizio Tarquini (direttore Uir): fedelissimi dell'ex quasi-tutto Luigi Abete. Il numero uno degli industriali e delle imprese romane Aurelio Regina non si tira indietro, dentro anche Eugenio Batelli (Acer) e Giancarlo Cremonesi (Acea). Il leader della Confcommercio Cesare Pambianchi sceglie (dicono solo per ora ma riuscirà a sostituirli?) quattro funzionari, oltre se stesso. Poi ci sono il direttore Federlazio Giovanni Quintieri e Giuseppe Labarile (Confservizi). L'altra metà del cielo, cioè la coalizione che ha la maggioranza (14 seggi) scricchiola. I nomi di Cna, Confesercenti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, saranno presentati oggi dopo un lungo confronto. Poi ci sono gli altri. È composto da 32 persone il Consiglio che eleggerà il presidente della Camera di Commercio di Roma dopo i 17 anni di Andrea Mondello. Una poltrona è ancora in bilico: la Confcommercio ha presentato ricorso perché ritiene che le spetti. Restano fuori (ma qualcuno potrebbe rientrare al posto dei funzionari di Pambianchi) pezzi da novanta come Roscioli, Paolillo, Valli, Tedeschi. Ma ieri è stato il sindaco Alemanno a gettare acqua sul fuoco. «Sulla Camera di Commercio ho le idee molto precise: penso che la politica debba rimanere fuori da questa vicenda». Si tratta di un'istituzione, ha aggiunto, che «appartiene alle imprese e al lavoro della nostra città. Quindi, personalmente non solo cercherò di non interferire in alcun modo ma vigilerò per evitare altri generi di interferenze». Tra i due sfidanti alla presidenza di Piazza di Pietra, Lorenzo Tagliavanti (Cna e company) in vantaggio, e Cesare Pambianchi (Confcommercio-Uir), potrebbe spuntarla Giancarlo Cremonesi. Anche se il fatto che sia entrato in Consiglio dalla porta degli industriali lo rende meno equidistante. Non sono pochi quelli che adesso rimproverano al presidente Acea di aver «snobbato» Confservizi, che raccoglie le società partecipate dal Comune di Roma. Rimane in campo il ricorso al Tar dell'Unione degli industriali e delle imprese contro i criteri scelti dalla Regione Lazio per l'attribuzione dei seggi del Consiglio camerale che «non appaiono coerenti con l'evoluzione degli indicatori economici del territorio nell'ultimo quinquennio, evidenziando palesi incongruenze nel numero di imprese e di occupati dichiarati, particolarmente in taluni specifici comparti». L'organizzazione ha sessanta giorni per presentare il ricorso. Lo farà? Sembra di no. «Siamo persone perbene, non vogliamo mica commissariare la Camera di Commercio», dicono alcuni iscritti alla Uir. Ipotesi comunque irrealistica perché non avverrebbe prima del 2011. Insomma, il contenzioso servirà più che altro a spingere le imprese a un accordo.

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