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Bersani va all'Ariston ma non sanno dove metterlo

Pierluigi Bersani

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Tutti avevano pensato all'ovvio. Quando era cominciata a circolare la voce su Bersani a Sanremo, già si esultava pensando al bravo cantautore Samuele impegnato sul palco nella serata delle leggende. Invece si trattava di Pier Luigi, volenteroso segretario del Pd, che chiede solo un posto in platea all'Ariston. Gli serve una poltrona, anzi due: la scusa è che è venuto al Festival ad accompagnare la 25enne figlia Elisa, omonima di quell'artista che lo ha «commosso» (parole sue) interpretando «Almeno tu nell'universo». Una meraviglia amorosa, nell'originale di Mia Martini, ma che forse - con quel titolo - evoca in PiGi la solitudine di un politico in cerca di se stesso, e di una strategia per catturare i «gggiovani» e i vecchi militanti sfibrati dalla mancanza di una linea. Sopratutto ora che imperversa il Principe, andato nella tana del lupo del Dopofestival di Youdem a dire che lui «vota a destra ma pensa a sinistra». Ci manca solo che a sottrarre consensi ci si metta un rampollo monarchico: quel Filiberto trombato nell'Udc e spernacchiato dai finiani ora troneggia nel cuore dei democratici, che fingono di inorridire alla cantata nazional-trash, ma segretamente lo hanno già adottato, come sempre accade quando il radical chic incontra il cafonal mediatico. Bersani ha intuito di avere un problema, e allora è pronto allo sbarco in Riviera. L'Italia va riconquistata con una battaglia casa per casa, piazza su piazza. A Sanremo incontrerà subito i maggiorenti del Pd cittadino; più tardi sarà la volta dei ragazzi. Infine, la marcia sull'Ariston, dove dovrà trovare un abito acconcio, magari uno smoking a noleggio. Il problema del cerimoniale Rai è dove piazzarlo.   Perché siamo in par condicio, e la direttiva è di applicarla - spiegava ieri Mazza - con «buon senso». Traduzione: i politici si possono inquadrare nel contesto di una panoramica sulla sala, meglio evitare primi piani e ovviamente sollecitare dichiarazioni. Il sindaco Zoccarato, per dire, potrà premiare il vincitore di Sanremo, ma dovrà tacere. Tra quelli da far sedere in poltronissima è annunciato Scajola, ministro «di casa», e forse altri esponenti di governo. E Bersani? Seduto davanti e in mezzo rischia di diventare un caso, relegarlo in galleria è da sfigati, e qualcuno griderebbe alla tv di regime che oscura l'opposizione, etc etc. Dai corridoi di Viale Mazzini se la cavano come neanche la sfinge di Cheope: «Gli troveremo una collocazione adeguata al suo ruolo». Si parla della decima fila. A notte il segretario (con Arnald, il blogger del "Rap dei precari"7) andrà a cantare al suo dopofestival: quello dove la senatrice Pinotti ha torturato le orecchie degli elettori azzardando «Volare» e dove ieri era annunciata la telefonata della Bindi. E dove va forte il gioco delle fantaprimarie con politici abbinati ai cantanti. D'Alema-Pupo sono stati scavalcati nei voti da Vendola (che a Sanremo si era esibito nel '95 con la Guzzanti e Riondino) e Mengoni. Bersani si è chiamato fuori dall'agone: lì non c'è il ripescaggio.  

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