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Ma non è il solo che viene scoperto

Piero Marrazzo

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Polvere bianca, droga o cocaina, comunque la si chiami il risultato non cambia: tra quelli che, per primi, vorrebbero individuare la giusta strategia per debellarne il consumo c'è chi, impenitente, ne fa uso. Non è un mistero infatti che del tema della droga in Parlamento se ne parli da tempo e sistematicamente, basta che venga scoperto il vizietto di un politico, beccato positivo al test antidroga, per sentire elevarsi accuse e voci sdegnate. Eppure ogni volta si è punto e a capo. Era il luglio del 2002 il deputato della Margherita, Rino Piscitello, accusò l'allora viceministro Micciché di dare libero accesso a uno spacciatore di cocaina al Ministero dell'Economia. Atteggiamento che portò Piscitello a chiedere le dimissioni di Micciché. La cosa non accadde ma ci furono strascichi all'interno dell'Aula di Montecitorio. L'anno dopo, e si parla del novembre 2003, fu l'ora del senatore a vita Emilio Colombo: «La cocaina di Giuseppe Martello era per me. Sono un assuntore da più di un anno». Una dichiarazione che portò qualche luce nell'inchiesta su droga e vip nella Capitale. Ma assieme all'ex Dc sono diversi i parlamentari che hanno deciso di fare «outing» autodenunciando passioni proibite. Ovviamente passate. Tra questi l'attuale presidente della Camera, Gianfranco Fini che nel 2006 a pochi mesi dalla fine della legislatura denunciò: «Fumarsi uno spinello può capitare, anche a chi le droghe leggere non le ama e non le difende». In fondo anche lui lo aveva fatto, da giovane in Giamaica. Una dichiarazione che si andava ad aggiungersi a quelle di Casini e della sua collega dell'Udc Erminia Mazzoni. Esempio seguito anche da Vladimir Luxuria che nel giugno dello stesso anno ammise di aver fatto uso in giovinezza non solo di cocaina, ma anche di marijuana e Lsd. Il colpo più duro alla retorica antidroga dei politici fu quello delle Iene nel 2006: con l'inganno infatti il programma si procurò tamponi e campioni di sudore di cinquanta parlamentari e le analisi, rivelarono che un politico su tre era positivo a qualche tipo di stupefacente assunto nelle ultime 36 ore. Il servizio fu bloccato e i tamponi sequestrati dalla Procura. Daniele Capezzone, all'epoca nei Radicali, commentò: «Se un cane antidroga entrasse in certi luoghi della politica si sentirebbe male» Al 2007 invece risale lo scandalo Mele. Era la notte del 27 luglio quando in una suite dell'Hotel Flora di via Veneto a Roma il deputato dell'Udc trascorse la notte con una prostituta che, in seguito, venne ricoverata per un malore riconducibile forse all'uso di cocaina e alcol. Fino ad arrivare all'ottobre dell'anno scorso. La vicenda, questa volta, ha visto implicato il governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, che venne costretto alle dimissioni dopo essere stato ripreso in un filmino in compagnia di una transessuale, con presenza di sostanze stupefacenti.

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