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Fini frusta chi fa il doppio lavoro

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Gianfranco Fini

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«Stiamo superando il limite della decenza». Così il presidente della Camera Gianfranco Fini ammonisce i deputati che ricoprono ancora doppi incarichi incompatibili. «Fare insieme il presidente della Provincia, il sindaco e il parlamentare - ha rilevato - significa abusare della fiducia degli italiani che non hanno l'anello al naso». Dall'inquilino di Montecitorio, ospite della Luiss per un convegno, la questione del doppio incarico sembra essere diventata una questione da sistemare al più presto. E a guardare bene non ha tutti i torti dato che i doppi incarichi in Parlamento sono proliferati fino a circa un centinaio dato che la norma che vieta la sovrapposizione fra il Parlamento e i Comuni oltre 20 mila abitanti e le Province non viene più rispettata. Qualche esempio? Beh, c'è Mauro Cutrufo che oltre ad essere parlamentare è anche il vicesindaco di Roma. Ma l'elenco è ancora più lungo: c'è Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, Raffaele Stancarelli, sindaco di Catania, in compagnia di quello di Brescia, Adriano Paroli e Afragola, Vincenzo Nespoli. Poi ci sono i presidenti di Provincia come quello di Asti, Maria Teresa Armosino, Foggia, Antonio Pepe e Napoli, Luigi Cesaro. Per non parlare infine di chi, oltre ad avere un incarico di governo ha anche un ruolo in qualche amministrazione locale: è il caso del ministro Altero Matteoli che è anche primo cittadino di Orbetello oppure del sottosegretario Daniele Molgora, presidente della provincia di Brescia. La campagna di Fini per tentare di dare una veste più "onorevole" al parlamento, non si limita però ad una battaglia contro i doppi incarichi, ma riguarda anche il tema della corruzione: «Non so se oggi c'è una questione morale, indubbiamente il malvezzo e la corruzione ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno. Oggi ci sono tanti episodi di tangenti e corruzione, ma coloro che li compiono devono essere chiamati come meritano: volgari lestofanti». E, spronato dalle domande di alcuni studenti, continua: «Oggi si dice che, con la legge elettorale in vigore, i parlamentari vengono eletti dalle segreterie dei partiti. Tuttavia anche un ritorno alle preferenze non mi sembra la soluzione più corretta. Con le preferenze venivano eletti certi deputati chiamati a rappresentare certi interessi non sempre specchiati». Ma è proprio al futuro dei giovani che Fini dedica le battute più calorose: «Oggi tra le categorie deboli non ci sono soltanto gli anziani, i cassintegrati, i malati, ma ci siete voi giovani». E lancia una proposta: «Credo che occorra passare da un welfare della solidarietà verso le categorie tradizionali ad un welfare delle opportunità. È finita l'utopia di far giungere tutti allo stesso livello mentre occorre offrire la vera libertà di un uguale posto di partenza. Sono finite le ideologie, ma non le idee». Parole che pronunciate da un uomo che ha iniziato a fare politica nelle file del Msi suscitano qualche sorriso tra i ragazzi della platea che lo incalzano: «Presidente, quanto le pesa il passato da camerata?» E Fini: «Il passato pesa sempre e comunque per chiunque. Ma qualche volta gli anni sono utili anche per rivedere qualche giudizio».

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