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È urgente un'azione riformatrice

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Nonpare uno scenario rassicurante. Ma, appunto, la Ue non ha ancora fatto capire al mercato quale politica di reale sostegno vorrà e potrà varare per la Grecia. Poiché non rassicurato, il mercato ha spostato l'attenzione a casi simili, quali il Portogallo, e ha trovato che anche la Spagna è un'economia debole con indebitamento crescente. L'Italia ha un'economia immensamente più forte, ma un debito pauroso ed una crescita non sufficiente. In generale, il mercato, costretto ad osservare, trova la brutta sorpresa di un modello europeo che deprime la crescita, fa Pil solo con l'export mentre consumi interni ed investimenti stagnano, e che finanzia i suoi obblighi di socialità in deficit endemico (dai primi anni '90). E poiché non può fare troppo deficit per mantenere la moneta forte tiene alte le tasse peggiorando il tutto. In sintesi, il mercato ha la sensazione che se il modello europeo di Stato sociale non cambierà in direzione di più efficienza economica, alla fine salterà il sistema, Germania compresa, ed il crollo si manifesterà come crollo dell'euro. Per evitarlo vanno fatte, in sostanza due cose: (a) fare sul serio un governo unico dell'economia europea per intervenir con strumenti adeguati a sostegno delle aree deboli; (b) liberalizzare i modelli economici nazionali affinché facciano più crescita. Il fare la prima cosa darebbe più tempo per la seconda, difficilissima sul piano sociale. Ma poiché non c'è ancora segno che la si voglia fare, il mercato alza la probabilità dello scenario negativo. Ed in Italia dobbiamo pensarci seriamente perché se le cose andranno male per incapacità riformatrice nazionale combinata con incapacità integratrice europea noi saremo il terzo o quarto birillo. Carlo Pelanda

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