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De Magistris grazia Di Pietro. Per ora

Luigi De Magistris e Antonio Di Pietro al congresso dell'Idv

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Antonio Di Pietro ritiene molto «importante» il giorno in cui si potrà arrivare ad una «fusione» tra Idv e Pd. Una ipotesi che l'ex Pm racconta proprio all'apertura del primo congresso dell'Italia de Valori. Congresso che registra anche la prima sfida indiretta con Luigi De Magistris. Nessun dualismo, nessuna divisione, chiariscono i due interessati. Anche se la sfida si percepisce nelle parole dell'europarlamentare campano che, pur non essendosi candidato, scalda la platea dei 3.600 delegati indicando una linea che non è esattamente combaciante con quella dell'attuale presidente. In diversi passaggi del suo intervento, infatti, De Magistris rivendica la sua posizione un po' «più a sinistra» di quella dell'attuale gruppo dirigente; attacca l'Udc al quale il Pd «fa troppo la corte» quando il massimo ci si può fare un «laboratorio per i cannoli» e non per un nuovo centrosinistra e rivendica per il suo partito un ruolo di «baricentro» delle forze del centrosinistra.   Non solo. Sottolinea di sostenere la mozione di Di Pietro ma parla anche della necessità di «fare squadra» rivendicando per sé il ruolo di chi, essendo da poco entrato il politica e avendo anche «vent'anni di meno» rispetto a Di Pietro, può rappresentare una «linfa» per l'Idv. La stessa linfa che proviene dalla base e anche da chi dissente con la linea del «capo». «Non reprimiamo il dissenso interno», è il suo appello. La sfida è «sui contenuti». È chiaro da subito, dunque, che Di Pietro non deve temere tanto Francesco Barbato, candidato di bandiera, nonostante abbia il sostegno della mozione della «base», ma che nel suo intervento loda l'ex pm e lo candida addirittura a premier per le politiche del 2013. La sfida tra Di Pietro e De Magistris si concretizza plasticamente nella scelta che l'Idv dovrà fare subito per le alleanze alle regionali in Campania. Il leader chiama il congresso ad esprimersi perché ci sia una «assunzione di responsabilità collettiva». Le ipotesi in campo, sottolinea Di Pietro sono tre: andare da soli; appoggiare il candidato del Pd Vincenzo De Luca; oppure dargli un «appoggio condizionato», con una serie di «paletti», che vanno dalle dimissioni in caso di sentenze nei suoi confronti a un rinnovo della classe dirigente in regione. Mentre De Luca si dice d'accordo con la decisione di Di Pietro, De Magistris fa sapere che non lo sosterrebbe. Oggi l'assemblea congressuale prenderà la sua decisione, la sfida però è aperta anche se il leader dell'Idv ci tiene a precisare che nel caso non si decida di appoggiare il candidato del Pd servirebbe un nuovo nome e De Magistris non è disponibile. Il confronto è dunque aperto non solo sulla collocazione del partito («Non credo - scandisce De Magistris - in una nostra ricollocazione al centro») ma anche sul rapporto con i movimenti e il popolo della rete. «Dobbiamo creare un patto con il popolo dei movimenti», chiede Magistris al partito. Una parte dell'Idv è con lui ma, sentendo anche le opinioni dei delegati, quello che emerge è che i tempi non sono ancora abbastanza maturi per una sua discesa in campo e al momento è meglio affidarsi ancora a una guida forte come quella rappresentata da Di Pietro in questi anni.  

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