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Fiat e governo ai ferri corti

Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi

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Da una parte Fiat, dall'altra il governo e al centro gli eco-incentivi. Un vero è proprio duello a distanza che ieri ha visto Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa automobilistica, e il premier Silvio Berlusconi, impegnati in un continuo rimpallo di dichiarazioni e controdichiarazioni sul tema degli incentivi all'auto. Un'agevolazione che l'esecutivo sta pensando di rilanciare nel tentativo di far desistere l'azienda torinese dal chiudere gli stabilimenti di Termini Imerese. Ipotesi che, nel corso di una giornata che ha visto la "palla scottante" degli incentivi passare continuamente dal campo dei politici a quello degli imprenditori e viceversa, sembra essere diventata quasi inevitabile. Ad aprire le danze dello scontro è stato Marchionne che, in una lunga intervista a La Stampa, non lascia spazio all'immaginazione: «Sono agnostico sugli incentivi: il governo faccia la sua scelta e noi la accetteremo senza drammi. Ma abbiamo bisogno di decisioni in tempi brevi e di uscire dall'incertezza». In altre parole, il governo faccia quello che vuole ma non pensi di veicolare gli incentivi alle sorti di Termini Imerese. La conferma infatti arriva poche righe dopo quando dichiara: «Non si può produrre in perdita. La decisione di smettere di produrre nello stabilimento è stata presa, ma siamo pronti a fare la nostra parte e a farci carico, insieme col governo, dei costi sociali di questa scelta». Un distacco quello manifestato da Marchionne che pesa come un macigno tanto che è proprio Berlusconi, subito dopo aver concluso il consiglio dei ministri, a replicare: «Stavamo esaminando la possibilità di rinnovare gli incentivi auto ma la Fiat pare non sia interessata ad averli: è ancora un capitolo aperto. Stiamo discutendo con altri protagonisti del mondo dell'auto, siamo sempre aperti e pronti a dare una mano dove serve». Il premier risponde a tono. Gioca ogni possibile carta nel tentativo di salvare il posto di lavoro a migliaia di operai, eppure, in risposta, riceve solamente ulteriori chiusure. «Rinnovare i bonus non farebbe altro che rimandare il problema alla prossima scadenza quindi l'eventuale scelta del Governo di non rinnovarli ci trova pienamente daccordo» replica Marchionne. E poi rilancia: «La Fiat è in grado di gestire la situazione, sia dal punto di vista economico che da quello industriale, anche nello scenario più pessimistico. Quello di cui c'è bisogno adesso - conclude -non sono palliativi al mercato ma una forte e seria politica industriale».   Affermazioni che di certo non hanno fatto piacere al governo, ma che hanno trovato immediato appoggio da parte del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Bisogna distinguere il sostegno all'economia, che serve a tutti i settori che soffrono, dal problema degli stabilimenti, nello specifico Termini Imerese». E continua: «Mi pare che la posizione di Marchionne oggi sia di una richiesta di stabilità e certezza e su questo c'è una trattativa in corso». Una diatriba nella quale si inserisce anche il leader dell'opposizione Pier Luigi Bersani che chiede al governo una decisione rapida: «A casa mia si dice "o si va a messa o si sta a casa". Il governo non sa che pesci pigliare, è irresponsabile».   A tentare invece di mettere ordine è il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola che oggi, proprio nel suo dicastero, ospiterà un nuovo vertice tra governo e Fiat: «In merito al tema degli incentivi alla domanda, che sono legati prevalentemente ad obiettivi di carattere ambientale e di incremento della sicurezza stradale, il governo sta valutando le misure di quei Paesi europei che intendono continuare le politiche di incentivazione».  

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