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Puglia, salta l'intesa con l'Udc

Barlusconi e Casini, sullo sfondo Sacconi

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In serata, dopo una giornata di botta e risposta a distanza tra Casini e Berlusconi, in cui le distanze sembravano incolmabili con la Poli Bortone decisa più che mai a non cedere, era spuntata una soluzione di compromesso. I coordinatori e il ministro Fitto, in una lunga riunione, avevano esaminato le diverse ipotesi sul tappeto e avevano individuato quale candidato alternativo Nicola De Bartolomeo, presidente regionale di Confindustria. Ma poi, più tardi, un passo indietro. I candidati sono stati «ufficializzati» e per la Puglia è tornato alla ribalta Rocco Palese. Nicola Pagliuca è il candidato per la Basilicata, Monica Faenzi per la Toscana, Fiammetta Modena per l'Umbria. In mattinata Berlusconi prima di partire per Reggio Calabria aveva incontrato Casini ma non erano stati fatti progressi. Allora i coordinatori del Pdl si erano messi in moto restando in contatto diretto con il premier. Tutto pur di non correre il rischio di veder salire nei sondaggi Vendola. Alla fine ha prevalso il piano «B», che prevedeva la scesa in campo di Berlusconi al fianco di Palese, rilanciando lo slogan del voto utile: ovvero attaccare l'Udc che aiuta Vendola. La giornata è stata convulsa. La Poli Bortone manifesta chiaramente di non voler mollare. Il tono usato dalla senatrice all'indirizzo del Pdl è di sfida: «Buon senso vorrebbe che si vedesse insieme quale dei due candidati può essere più spendibile. Berlusconi rimane correttamente sulle sue posizioni ma anche noi. Se poi le due posizioni fossero conciliabili non ci sarebbe nessun problema». Poi la provocazione: esclude un passo indietro come chiesto da Berlusconi «a meno che non decida di candidarsi il ministro Fitto che è il più forte di tutti noi. Se Fitto vuole candidarsi, nulla quaestio. In quel caso ci mettiamo a disposizione. Ma il passo indietro non mi sembra la soluzione in assenza di un candidato più forte». La Poli Bortone rivela anche di aver messo a punto con Casini alcuni dettagli della sua campagna elettorale. «Vuole prendersi una rivincita nei confronti degli ex An e verso Fitto che le sono ostili e costringerli a Canossa», chiosa un esponente del Pdl. Casini la asseconda, o meglio, la usa per mostrare i muscoli a Berlusconi. Il centrista lancia frasi al cianuro: «L'Udc non va con chi vince. Vince chi va con l'Udc. Noi non accettiamo lezioni dal Pd nè dal Pdl, che vogliono solo che ci accordiamo con l'uno o con l'altro». Poi precisa: «Oggi la Poli Bortone è in campo con la sua forza politica e la sua autonomia e noi siamo con lei». «Oggi», proprio così, come dire che la situazione potrebbe mutare. «Su di lei - aggiunge - si puo registrare un'intesa ampia, una convergenza tra Pdl e Udc. Ad oggi non ci sono novità diverse». Infine un messaggio al segretario Bersani: dice che è «deluso» dal Pd e che non intende «spianare la strada» a Vendola. Più chiaro di così. Come dire che con il Pd non c'è storia e quindi un accordo tra l'Udc e il Pdl si potrebbe pure trovare. Ed è su questo spiraglio che la diplomazia del Pdl si è messa in moto. Intanto dai dirigenti pugliesi arriva il messaggio che sono pronti alle barricate in caso di una convergenza del Pdl sulla Poli Bortone. Nel pomeriggio Berlusconi replica la sparata di Casini. «Io non mi faccio incantare da nessuno» dice riferendosi all'avvertimento dato da Bossi. Poi l'affondo: «Noi siamo sicuri della nostra forza e degli uomini che mettiamo in campo. Gli ultimi sondaggi ci dicono che potremmo andare tranquillamente da soli dovunque». Quanto alla Puglia, afferma, senza nominare esplicitamente Palese, che «il candidato c'è già e ha risposto, da gentiluomo vero, all'appello che ho rivolto, anche facendo seguito alle pressioni del territorio: andremo avanti e vinceremo tranquillamente». Uno spiraglio di apertura però lo indica. Il premier sottolinea che «quando un candidato, come è successo in Calabria, ritenesse per la qualità degli uomini di poter avere dei vantaggi di cooperazione noi abbiamo lasciato e lasceremo ai singoli candidati la possibilità di continuare in una collaborazione che normalmente è già utilmente e positivamente avviata». Infine Berlusconi sciorina i dati degli ultimi sondaggi, quasi «imbarazzanti», che gli attribuiscono un gradimento del 68% e del 51% per il governo. Dati che, aggiunge, hanno dell'incredibile. Ma tali da far affermare al vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, uno degli interpreti più fedeli del pensiero berlusconiano, che «il Pdl non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno e andare da soli non ci spaventa».  

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