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Processo breve, Alfano: "Dalle toghe mistificazioni"

Angelino Alfano

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In vista della discussione alla Camera del processo breve, dopo il via libera mercoledì del Senato, l'Anm prepara la strada dello scontro. Una manovra a tenaglia che vede da una parte le toghe e dall'altra il Pd di Bersani. Nel mirino del sindacato dei magistrati c'è sempre il ministro della Giustizia Angelino Alfano. «Questa è la resa dello Stato di fronte alla criminalità» tuona Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm, che pronostica «gravi conseguenze» dalle nuove norme, a cominciare dalla «distruzione dell'intera giustizia penale». «Così si traduce il processo penale in una tragica farsa» rincara Luca Palamara, presidente dell'Anm secondo il quale «è incomprensibile che la normativa si applichi anche ai processi in corso: significa dire di no alle vittime di molti reati che riguardano la truffa, la corruzione, la violenza privata e gli omicidi colposi legati all'attività medica». Quanto alla costituzionalità del provvedimento, il presidente dell'Anm si mostra molto più cauto rispetto a quando, fino a qualche giorno fa, sosteneva che tutto il disegno di legge sarebbe stato bocciato dalla Consulta. Per Palamara, infatti, l'incostituzionalità risiederebbe adesso nella parte che prevede «l'applicazione retroattiva di queste norme». A stretto giro è arrivata la replica del Guardasigilli. «Mi cadono le braccia» ha detto secco. E poi: «Si tratta di plateali mistificazioni. Una cosa è che talune affermazioni giungano dalle opposizione, ben altra cosa è che a pronunciarle siano i rappresentanti della magistratura». Alfano sottolinea che la magistratura non può ignorare che che il processo a data certa per la criminalità dura dieci anni, a cui si aggiungono quelli delle indagini che a loro volta hanno tempi più lunghi rispetto ai reati minori. Stiamo dunque parlando di 13-15 anni....». Infondata anche l'accusa di «resa alla criminalità» dal momento che, ricorda il ministro, il governo sta portando avanti una legislazione di contrasto alla mafia». Poi sottolinea che «non c'è alcuna intenzione di fare regolamenti punitivi o che rendano negletta la giustizia. Crediamo nell'autonomia e nell'indipendenza dei magistrati, che sono soggetti solo alla legge e la legge la fa il Parlamento». Il Guardasigilli ha anche assicurato che «il 2010 sarà l'anno delle riforme» e che «in tre anni saranno abbattuti i 5 milioni di processi arretrati». A Palamara fa eco il segretario del Pd Bersani: «Così si distruggere la possibilità di giustizia per centinaia di migliaia di persone per salvare una persona sola». Ma lascia intendere che margini di discussione con la maggioranza potrebbero esserci quando il ddl arriverà alla Camera. «Nel passaggio a Montecitorio saranno più chiari gli effetti della legge e questo spero potrà favorire una riflessione per la maggioranza».

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