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Kamel, il «guardiano» della tomba che cancella gli insulti a Bettino

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Kamelvigila. Distribuisce ai «pellegrini» foto-santini del leader socialista e redarguisce con toni bruschi chi, anche involontariamente, «manca di rispetto» al suo «amico» che giace da dieci anni sottoterra. Terra tunisina, tunisina come lui. «Caro, poverino...», mormora mentre ordina i fiori sulla tomba. Bettino, quando lui era più giovane e aveva una gamba offesa, gli ha pagato l'intervento chirurgico, lo ha fatto guarire. E adesso lui restituisce il favore post-mortem. «Glielo dovevo», spiega, «per me è stato come un padre». È Kamel a tenere in ordine i numerosi registri di firme e frasi di ricordo dei visitatori, e sul leggìo verde sul quale il librone è poggiato ha scritto anche lui una frase: «Se non hai nulla da dire di buono, porta rispetto! Grazie». Non tutti, infatti, vengono qui nel piccolo cimitero in riva al mare per onorare il defunto. Qualcuno lascia sul registro epiteti offensivi: «Scrivono ladro e altri insulti del genere...», racconta Kamel. Loro offendono. Lui cancella. «Leggi, leggi e dimmi se trovi qualcosa di brutto che ci penso io», ci dice in un italiano stentato. Oggi, però, sembra che l'omaggio di tutti sia sincero e rispettoso. «Sono venuto per salutarti, per ringraziarti ma soprattutto, anche a nome del nostro Paese, per chiederti scusa», ha lasciato scritto uno. «La tua sofferenza oggi è la sofferenza dei socialisti italiani», ha vergato un altro. E così via: «A Bettino, perché la Storia è una signora»; «Ciao Bettino, la Storia ti darà ragione, non la scriveranno i falsi vincitori, che hanno perso tutto, anche la dignità»; «Sono passati dieci anni ma il dolore è sempre lo stesso». C'è chi non fa parte del popolo del garofano, ma vuole ugualmente far sentire la sua voce: «Non sono uno dei vostri, ma sei stato e sarai sempre un grande». Chi, invece, è pentito: «Mi sento in colpa - spiega Guido - perché ti ho capito tardi. Non avevo compreso quale messaggio rivoluzionario era il tuo. Primo perché mettevi in discussione le posizioni ideologiche del Pci e l'egemonia del potere democristiano...». C'è chi rimpiange i tempi andati a fronte di un presente scialbo e privo di significato: «Riposa in pace - scrive Angela - tu che ci hai reso orgogliosi di essere socialisti. Dopo di te, il nulla». Qualcuno, anche se il clima sembra essere più favorevole a un ripensamento della vicenda-Craxi, non ha ancora abbastanza fiducia nella capacità dei suoi connazionali di perdonare e riconoscere al di là di tutto le qualità del leader scomparso. E si chiede: «La vita è bella se è vera, ma la verità quando arriverà?». Chi, infine, parafrasa le parole incise sulla lapide dell'ex presidente del Consiglio: «La nostra libertà equivale al tuo sacrificio». Ma. Ga.

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