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La casta vince ancora Salve 50 mila poltrone

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Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli della Lega

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Alla fine la casta ha vinto. Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, ha dovuto tirare il freno a mano. Nessuno, quindi, parli più di tagli agli enti locali almeno per tutto il 2010. Una grazia di dodici mesi per quelli che il ministro si divertiva a chiamare «enti dannosi». Un anno ancora di vita durante il quale, consorzi di bonifica, bacini imbriferi, tribunali delle acque, comunità montane, difensori civici e circoscrizioni comunali potranno continuare a esistere. E con loro potranno continuare a mantenere salda la poltrona cinquanta mila tra eletti e nominati che avevano corso il rischio di preparare gli scatoloni e andarsene.  Sarà proprio il Consiglio dei ministri a prendere questa mattina la delicata decisione. Una sorta si sospensione dei tagli che ormai i più danno per scontata e che troverà attuazione con l'approvazione di un decreto legge che rinvia al 2011 il ridimensionamento del 20% anche del numero dei componenti delle giunte e dei consigli di Comuni, Province e Regioni. Un taglio che era già previsto nella cosiddetta Carta delle Autonomie scritta da Calderoli e inserita poi nella Finanziaria votata dal Parlamento lo scorso dicembre. Quello che ora il governo dovrà spiegare è il motivo per il quale ha deciso di posticipare l'entrata in vigore di una norma a cui molti italiani guardavano con favore.   Dovrà essere pronto a rispondere agli attacchi di quanti si sentiranno legittimati a pensare che alla fine, sconfiggere la casta, è un'impresa difficile. Domande alle quali qualche parlamentare vicino al ministro Calderoli tenta di dare risposta: «Se il Consiglio dei ministri darà attuazione alla proroga dei tagli lo farà squisitamente per il fatto che, essendo troppo ravvicinata la data delle elezioni amministrative, non sarebbe possibile attuare la norma prima che si vada al voto». Ma, basta ascoltare qualche parola in più e immediatamente emerge una giustificazione ancora più interessante: «Dopo le proteste della settimana scorsa dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (sezione dei piccoli comuni) portata avanti dai Democratici Mauro Guerra e Dimitri Tasso, era inevitabile che il governo, proprio nell'ottica di non creare ostacoli al tanto desiderato dialogo con l'opposizione, cambiasse strategia».   Insomma un tentativo di apertura verso quella sinistra che dovrà prendere posizione sulle riforme che il governo vorrebbe fossero votate a larga maggioranza. E così 218 comunità montane, 91 autorità territoriali dell'acqua, 131 autorità territoriali dei rifiuti, 63 bacini imbriferi montani, 191 consorzi di bonifica, 142 enti parco regionali oltre a 5.800 piccoli comuni e 317 unioni di comuni possono considerarsi tutti salvi, come possono stare tranquilli i 38.944 tra assessori e consiglieri, provinciali e comunali, che rimarranno al loro posto. Eppure, nonostante la possibile decisione di rinviare i tagli, continuano le proteste sia dell'Anci che dell'Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani che rivendicano maggiori investimenti da parte del governo. «Al momento - si legge in una nota dell'Anci - non vi è assoluta certezza sulla conferma e sull'entità di almeno due fondi, entrambi di vitale importanza per gli enti destinatari: il primo, di circa 50 milioni di euro e l'altro per le Unioni di Comuni pari, fino allo scorso anno, a 20 milioni di euro». Ancora più diretta la protesta dell'Uncem che attraverso il suo presidente, Enrico Borghi, dopo aver espresso parere positivo all'eventuale decisione del Consiglio dei ministri, bacchetta: «Chiediamo al governo di far slittare anche l'azzeramento del fondo per le Comunità montane che conseguentemente ricade su comuni già gravati da tagli».   Malesseri che, per altre ragioni, nascono anche a sinistra dove, Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd, polemizza: «Alla fine l'ennesimo annuncio propagandistico del governo si rivela per quello che è: semplice propaganda, un vero bluff. La verità è che un argomento serio come il taglio del numero di consiglieri e assessori va affrontato all'interno di una riforma più complessiva e che parta dall'alto».  

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