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«Dietro le battaglie, le rivolte di Rosarno, c'è la mano della 'ndrangheta»

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AngelaNapoli vive a Taurianova, un paesino della Calabria. Deputata alla Camera tra i banchi del Popolo della libertà, combatte la criminalità con l'arma della politica. Denuncia. Racconta, indicando nomi e cognomi, la "normalità" di una regione corrotta. Per questo è sotto scorta da più di sei anni. Angela Napoli, che succede nella sua Calabria? «Il sistema è marcio e lo è da tempo. Il peggio è iniziato 5 anni fa con l'omicidio Fortugno. Da lì la 'ndrangheta ha gestito la vita politica della Regione, ha mantenuto la presenza in un Consiglio regionale risultato il più inquisito d'Italia. Nella sola piana di Gioia Tauro abbiamo avuto ben 5 Consigli comunali sciolti per infiltrazione mafiosa». Perché tanto rumore ora? «È in atto una nuova strategia da parte della 'ndrangheta. Ci sono guerre tra le cosche principali della piana di Gioia Tauro per il dominio del territorio e la gesione degli affari. Inoltre si è intensificata l'attività delle forze dell'ordine e della magistratura. Chiaramente tutto questo porta a reagire». I loro affari sono a rischio? «Sì, perché ci sono maggiori controlli e la chiara volontà di incidere contro questa organizzazione, che però non accetta di restare fuori dal controllo della politica». E tra poco si vota anche in Calabria per le Regionali. «Dei nomi dell'attuale Consiglio regionale tutti quanti vengono ricandidati. Non c'è stato un intervento della politica in cinque anni per allontanare questi personaggi. Fa eccezione solo il consigliere Domenico Crea che ora è in galera». Altri dovevano restare fuori dal Palazzo? «C'è stato, per esempio, il consigliere Enzo Sculco, di Crotone, che è stato condannato, allontanato dal consiglio e poi ripristinato, di nuovo condannato ma alla fine è ancora lì. Ci sono nomi che non dovrebbero essere in un Consiglio regionale. Come Cosimo Cherubino, che per tre anni e mezzo è stato in carcere. O come Alberto Sarra. O come Franco La Rupa, che ora è pronto a entrare nelle liste del Pdl. Poi Pasquale Tripodi, attuale consigliere che era stato eletto nell'Udeur e ora sta passando nell'Udc. È un lungo elenco. Troveremo nelle liste addirittura amministratori di consigli sciolti per mafia che in base alla nuova legge dovrebbero almeno essere esentati dalle candidature. È una situazione che desta preoccupazione». Che farebbe? «È indispensabile una pulizia delle liste, da parte di tutti i partiti politici». Intanto a Rosarno la tensione è alta. «Io non dissocio la visione di quanto è accaduto negli ultimi giorni da una strategia messa in atto dalla 'ndrangheta». Hanno provocato loro il caos? «Non c'è dubbio, anche perché la 'ndrangheta ha sfruttato molto questi immigrati clandestini. Sembra che la reazione, che non giustifico, sia legata a una provocazione di un gruppetto di personaggi tra i quali ci sono i rappresentanti delle cosche locali. Quindi penso a una strategia di depistaggio per diminuire l'attenzione su Reggio Calabria e spostarla nella piana. A detta dei magistrati reggini l'ordigno di fronte la Procura ha avuto il consenso di tutte le 'ndrine reggine». Lei che dice? «Io dico di più: queste cose non si fanno se non c'è il consenso generale dei capi delle cosche storiche». Gli immigrati sono gestiti dalle cosche? «Gli utilizzano per atti criminali o manovalanza». Perché ci accorgiamo della presenza di stranieri ora? «In realtà si sapeva benissimo tutto. Lo scorso anno c'erano già delle avvisaglie, ma non ci sono stati gli interventi adeguati».

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