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«Io, sindaco di sinistra vi dico che è una norma giusta»

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.Infatti il primo ad avere l'idea di porre un limite massimo agli alunni stranieri in ogni classe pari al 30 per cento è stato il sindaco di Vicenza, Achille Variati. Ed ironia della sorte, al contrario di come potrebbe sembrare, non è stata un'amministrazione di centrodestra, o addirittura leghista, a proporre lo sbarramento, bensì un'amministrazione comunale governata da una giunta di centrosinistra e da un primo cittadino Democratico. «Vicenza è una città che definirei locomotiva per quanto riguarda l'attrazione di immigrati - spiega il sindaco del capoluogo berico - Una presenza che supera il 10% della popolazione totale del comune e che, essendo molto più prolifera dei vicentini autoctoni, ha visto lievitare la presenza di giovani studenti nella scuola primaria a percentuali che, in alcuni casi, si avvicinavano all'80 per cento». E così, più di un anno fa, ecco che, con il contributo dell'assessore all'istruzione Alessandra Moretti, il Comune ha stabilito di imporre un tetto proprio per evitare un fenomeno di ghettizzazione che stava schiacciando alcuni istituti scolastici. «I genitori di bambini italiani gradualmente stavano portando via i propri figli da quelle scuole dove la concentrazione di stranieri era alta - spiega Variati - e allora, in accordo con i dirigenti scolastici e il Provveditorato, abbiamo dettato delle regole: il tetto e l'obbligatorietà di iscriversi nel quartiere dove si è residenti. Regole che, con grande sorpresa, sono state ben accolte soprattutto dagli stranieri». La vittoria di un sindaco che ha deciso di essere rigido e magari impopolare, ma che è riuscito a evitare che le periferie della città diventassero ghetti e soprattutto ha permesso agli studenti di rimanere nei propri quartieri. «Mi hanno criticato in tutti i modi possibili - si sfoga il primo cittadino - mi dicevano di essere un sindaco di sinistra che faceva una politica leghista. Invece no. Ho fatto solo il bene di tutti i nostri ragazzi. Sia di quelli stranieri che di quelli italiani». E poi attacca: «Come si fa a criticare il ministro Gelmini? Ha fatto una cosa molto saggia. Vorrei invitare tutti quei parlamentari che oggi la criticano, soprattutto quelli del mio partito, a fare gli amministratori locali. Forse così capirebbero cosa vuol dire gestire queste problematiche». Una tirata d'orecchie che immediatamente dopo diventa ancora più dura: «Da esponente del Pd, da cattolico convinto, credo che sia giunto il momento per il partito di liberarsi da quella demagogia ideologica che imperversa. Solo quando la sinistra capirà che si deve impegnare a lasciare da parte l'ideologia e pensare più a dare risposte concrete al territorio riuciremo a fare vera integrazione».

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